Creye
Creye

2018, Frontiers Music
Melodic Rock

Recensione di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 06/10/18

Per chi ascolta Rock Melodico niente di nuovo sotto al sole: il grande Nord è una fonte inesauribile di soggetti di razza. Questi giovani e promettenti Creye sembrano uno spin off dei conterranei H.E.A.T.. Grintosi, grande talento per le melodie accattivanti, look nemmeno troppo studiato ma ottime premesse musicali per una - si spera - lunga strada di successo. Il disco si propone con ben 13 tracce, un'intro che non lascia dubbi sulla collocazione di genere e una vocalità che ben si presta a ciò che ci aspetta. Freschezza, entusiasmo e quel pizzico di spavalderia che non guasta mai rendono l'ascolto super piacevole e interessante.
 
Già dalla prima traccia non si risparmiano le parti di tastiere, anche se il solo di chitarra non è nulla che faccia venire la pelle d'oca, per quanto sia coerente con quel classico stile AOR che si limita a ricalcare il ritornello. La struttura di "Nothing To Lose" è incalzante e convince, un po' meno la metrica delle strofe. "Different State Of Mind" ha dei suoni super chiari, quasi luminosi, un po' poveri i cori a dirla tutta, con grande rispetto per le scelte creative, s'intende. "Never Too Late" è la traccia che sarebbe stata un'opener bomba; peccato. Ha un'atmosfera e delle idee accattivanti, il ritornello perfetto. "All We Need Is Faith" ripropone alcuni dei punti deboli già segnalati: la metrica e la debolezza dei cori.
 
Ed eccoci a "Miracle": il pezzo sembra uscito da un videoclip pop anni '90, una di quelle hit da pontile californiano, con tutti i membri della band disposti fintamente/casualmente al centro del passeggio che ammiccano a tempo vestiti quasi uguali, ma in 5 differenti gradazioni di bianco. "Christina" risolleva gli animi con un bell'intro di chitarra, l'asticella risale anche grazie alla prestazione vocale del cantante Robin Jidhed, diciamo che risuona di qualche clichè di troppo.
 
"Straight To The Top" è un pezzo da manuale: intro potente, tastiere che infrangerebbero le difese di Mordor, cori di un livello superiore al resto del disco, bel lavoro della sezione ritmica e un solo elegante. Mancava giusto un pezzone romantico ed eccolo: "Love Will Never Die". Il brano ha un'intenzione poetica che rimane leggera, senza riuscire a farci struggere più di tanto, peccato. "Still Believe In You" è super frizzante, per i fan degli H.E.A.T un nonsochè di piuttosto familiare, "City Lights" precede la chiusura con una spolverata alla Journey ma in chiave moderna, per i curiosi che cercano i riferimenti delle influenze più evidenti ascoltate "Separate Ways".
 
Ed eccoci agli ultimi due pezzi: molto bello il mood e il portamento di "Desperately Lovin'", un ritornello impossibile da non cantare. La bella "Better Way" fa scorrere con grazia i titoli di coda su quello che per essere un debut album ha molto potenziale, senza dubbio, ma va raffinato e rivisto con qualche accorgimento qua e là. Questi ragazzi hanno le carte in tavola per crescere ancora e, una volta maturati maggiormente, potranno - per parafrasarli - presentarsi "in a better way"




01.Holding On
02.Nothing To Lose
03.Different State Of Mind
04.Never Too Late
05.All We Need Is Faith
06.Miracle
07.Christina
08.Straight To The Top
09.Love Will Never Die
10.Still Believe In You
11.City Lights
12.Desperately Lovin'
13.A Better Way

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool