L'introduzione "Overture 2149" e l'intermezzo "Perpetual Motion", entrambe strumentali, palesano, infatti, l'obiettivo del gruppo: creare un universo cinematografico a carattere sci-fi nel quale poter poi inserire tastiere subliminali e spunti black/death/heavy senza che venga meno l'equilibrio e la razionalità dell'insieme. Così "Decipher" si apre con grande sfarzo, sorretta da un main riff drammatico e da sintetici arrangiamenti orchestrali à la Dimmu Borgir, mentre la velocità scalare della chitarra e il timbro acuto di Laurens Houvast provvedono a innaffiare il brano di leggere tinte old school.
Nessuna pretesa di magniloquenza, al contrario, per "Death Technology", che punta le proprie fiches sulla tecnica applicata al dinamismo, un po' come accade negli slanci poderosi ed esplosivi di "Trascendence", "Conjuring The Egoist" e "Game Of Souls". "Prospect Immortality", invece, combina il know-how avanguardista dei Coroner con l'austerità industrial dei Godflesh: un pezzo imperioso, florido di contrappunti e dissonanze, quasi un tentativo di raggiungere l'immortalità attraverso metamorfosi incessanti. Con il mid-tempo "Mindscape" l'atmosfera diventa solenne e minacciosa, prima che la frenesia slayerana di "Flux Divergence" polverizzi ogni microscopico residuo di pensiero umano.
Forti anche di una produzione chirurgica che, oltre a evidenziare il grande lavoro al basso di Frank De Riet, riesce a restituire quel mood algido adatto al concept tecnofobico del disco, i Cryptosis marcano un debutto sicuramente positivo, polimorfo ed elegante. A parte qualche manierismo e dei testi non esattamente originali, "Bionic Swarm" non lascia certo a bocca asciutta chi, curioso, ne attendeva l'uscita.