E' una creatura notturna, riflessiva, malinconica quella che si fa chiamare Cumino, messa al mondo dai milanesi Luca Vincenzi -chitarre ed effettistica- e Davide Cappelleti -sintetizzatori e programming- e giunta ad appena quattro anni dalla sua nascita alla pubblicazione della quarta traccia discografica (che fa da seguito all'album d'esordio "Tomorrow In The Battle Think Of Me", del 2012, e ai due EP "The Voice Due To You" e "Just Melt").
Leitmotiv di "Pockets" è un introverso meeting tra minimali beat elettronici e nostalgiche chitarre, che accompagnano in un posato, onirico viaggio di poco più di mezz'ora in cui s'alternano comparse di tocchi di piano e violini sintetici (le ultime iterazioni del tema dell'opener "Atlas") a guizzanti glitch e ostinati bonghi (il finale di "Fixing Fragments"), in cui ci si incammina verso un sospeso chillout così come verso versioni diluite e dilatate delle sfaccettature post degli XX, o delle raffinatezze IDM di The Flashbulb.
Senz'altro delicato ed elegante, "Pockets" si lancia però in un trip dai contorni fin troppo smussati e sfuggenti, mostrandosi adatto più a un ascolto di sottofondo che ad un'attenta e appagante fruizione. I nove brani si perdono tutti nella scia dei precedenti, scivolando uno dopo l'altro senza lasciare di sé particolari tracce e senza farsi ricordare, forse troppo statici e impersonali -nella loro austera perfezione formale- per emozionare.