Bewitcher
Cursed Be Thy Kingdom

2021, Century Media Records
Heavy Metal

Arrivati al terzo album, gli statunitensi cambiano leggermente rotta e intelaiano pezzi dalla rovente struttura rock'n'roll, flirtando con il filone oscuro e melodico della NWOBHM.
Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 12/04/21

Arrivano da Portland i Bewitcher, gruppo che, prima con il grezzo album omonimo, poi con il meno istintivo, ma altrettanto selvaggio, "Under The Witch Cross", hanno spalancato le porte della Terra a Satana in virtù di un blackened speed sul modello di Hellripper, Midnight e Whipstriker, imbrattato di Venom e blasfemia grossolana. L'età e l'esperienza, però, portano consiglio, e così il power trio a stelle e strisce, nel nuovo album "Cursed Be Thy Kingdom", pur conservando un'intelaiatura di base brutta, sporca e cattiva, mostra una decisa consapevolezza nel tentativo di oltrepassare i soliti cliché, o, comunque, di raffinarne gli angoli e i montanti.
 
Nel gioco delle perdite e dei ricavi, la band dell'Oregon riesce alla fine a raggiungere una sorta di pareggio di bilancio, permettendo al sangue nerastro che scorre nelle proprie vene di fluire in un contesto maggiormente proteiforme. Del resto, già solo le somiglianze dei colori e delle atmosfere dell'artwork della presente release con i toni infernali della cover di "Rex", ultimo album in studio dei Vampire, la dice lunga sull'indirizzo del combo: recuperare la tradizione e ampliarla, anche se in senso diverso dai compagni d'etichetta svedesi.
 
Durante l'ascolto dell'opener country western "Ashe", introduzione esclusivamente acustica, possiamo facilmente immaginare gli statunitensi che bivaccano, in tenute da motociclisti di frontiera, tra il Titty Twister e il deserto del New Mexico, pronti, da emissari del Maligno, a ghermire la vita e le anime dei malcapitati di turno. Flash da b-movie consapevolmente congegnato, che diventano sostanza in pezzi dalla rovente struttura rock'n'roll, quasi scritti da dei giovani ZZ Top intenti a flirtare con il filone oscuro e melodico della NWOBHM e, in generale, con l'heavy metal di ritorno di formazioni quali Night Demon ed Enforcer. Senza dimenticare, poi, la lezione del punk nelle code più velenose e quella dei Motörhead quando si tratta di viaggiare in modalità bulldozer.
 
Nascono così canzoni meticcie, che vedono combinate, con abilità e misura, le influenze succitate, suscitando, complice una produzione velata di vecchia scuola, un'impressione di classicità nonostante l'apparente schiettezza del songwriting ("Death Returns ...", "Satanick Magic Attack", "Electric Phantom", "The Widow's Blade", la reinterpretazione, dai Pentagram, di "Sign Of The Wolf"). La sezione ritmica, soprattutto le rocciose linee di basso, frantumano e ricompongono i brani, sorreggendo le lerce scorribande delle chitarre attraverso territori thrashy ("Cursed By The Kingdom", "Metal Burner") o nel mezzo di tempeste ottantiane dal sapore gotico, come in "Mistyfier" e "Valley Of The Ravens", sempre con la voce muriatica di Matt Litton a ergersi sovrana e malevola.
 
Se Robert Johnson strinse un patto col Diavolo a un incrocio, è probabile che lo stesso crocicchio abbia dato ai natali ai Bewitcher, autori di un "Cursed Be Thy Kingdom" solido, divertente ed elettrizzante. E che ammicca a destra e a manca.




01. Ashe
02. Death Returns ...
03. Satanic Magick Attack
04. Electric Phantoms
05. Mystifier (White Night City)
06. Cursed Be Thy Kingdom
07. Valley of the Ravens
08. Metal Burner
09. The Widow's Blade
10. Sign of the Wolf

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