Dalton
Pit Stop

2014, Frontiers Music
AOR / Melodic Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 17/10/14

Vi sono band che ritornano insieme per il bisogno di soldi e finiscono per dare alle stampe album fiacchi e solo lontanamente paragonabili ai capolavori scritti in passato, e vi sono invece band (come i Dalton) che si rimettono in gioco anche solo per il piacere di ricreare quell’alchimia del passato e di scrivere un nuovo album, questo “Pit Stop”, che non ha nulla da invidiare ai suoi due interessanti predecessori (“The Race Is On” del 1987 e “Injection” del 1989).

Dei cinque svedesi se ne erano perse le tracce negli anni ’90, quando il grunge spazzò via una buona fetta di generi e di band, ma il caso (ed un documentario TV) ha fatto sì che ritornassero sotto i riflettori, ed ad ascoltare il nuovo album sembra che gli ultimi venticinque anni non siano mai avvenuti, visto che “Pit Stop” trasuda da ogni sua nota puro concentrato di anni ’80, quel rock melodico di stampo svedese che all’epoca era capace di scalare le classifiche. Ci troviamo davanti ad un lotto di brani estremamente accattivanti, di ritornelli a più voci che si stamperanno indelebili nel cervello dell’ascoltatore. Bastano poche note di “Ready Or Not” per ritrovarsi catapultati indietro nel tempo. Bo Lindmark alla voce e Ola Lindstrom alle tastiere si rivelano i veri artefici di gran parte del successo di questi brani. “Hey You” mostra in pieno il perfetto lavoro svolto dalle tastiere di Lindstrom, capaci spesso di ritagliarsi alcuni momenti in primo piano. “Up & Down” e “One Voice” sono forse i passaggi migliori del disco, perfetti esempi di come dovrebbe essere un brano AOR, con un fantastico lavoro durante i cori e con le voci di accompagnamento. Vi è spazio anche per qualche brano dal sapore alla Bon Jovi (“Something For The Pain” e “50/50”). La conclusiva “TGIF” è la degna canzone di chiusura di un album estremamente ispirato, ancora una volta graziata da un Bo Lindmark in grandissima forma.

Con “Pit Stop” i Dalton ritornano alla ricerca di quel successo purtroppo mai ottenuto (ma di sicuro meritato), e lo fanno con un album estremamente convincente, graziato dalla produzione perfettamente ispirata di Erik Mårtensson (Eclipse, W.E.T.). Non si può certo parlare di innovazione o di sorprese, ci si mantiene quasi sempre nei margini di un’esecuzione molto ripulita, senza momenti di rottura. Ma ciò che manca in estrosità viene compensato da un sentito e godibile omaggio agli anni ’80 che lascerà sicuramente soddisfatti gli estimatori di quel periodo e di determinate sonorità, oggigiorno purtroppo quasi del tutto scomparse.




01. Ready Or Not
02. Hey You
03. Don’t Tell Me Lies
04. Follow Your Dreams
05. Up & Down
06. Bad Love
07. One Voice
08. Here We Are
09. Something For The Pain
10. 50/50
11. TGIF

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