Sembra sciocco spiegarlo qui ed in questi termini ma a volte basta il concept di un buon album, uno come “In Balia di Forze Oscure” per far riaffiorare domande senza risposta. Che cos’è il male? Qualcosa che scorre nel nostro sangue che puntualmente cerchiamo di ammutolire? La fine di un’emozione? La corruzione o la liberazione del nostro animo? Un attimo. Non è certo nostro compito imbrattare queste pagine di filosofia spiccia quindi lasceremo parlare lei, Hannah Arendt, che dopo aver presenziato al processo del gerarca nazista Adolf Eichmann nel 1961, si è soffermata sull’effettiva entità del male, dimostrando proprio La Banalità del Male:
“È una sfida al pensiero […] perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s'interessa al male viene frustrato, perché non c'è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale.”
“In Balia di Forze Oscure”, nuovo album di Daniele Gozzetti segue proprio il lirismo concettuale della nostra introduzione e lo fa con l’intelligenza voluta di canzonare un qualcosa che non può esser trasportato in musica senza impostare a tutti i costi un quartetto d’archi o la drammaticità di un violino. Arruolato l’aiuto di Paolo Cavagnini e Max Comincini, rispettivamente chitarra e batteria, Gozzetti confeziona un’opera che naviga tra una proposta rock/ funk che nel suo insieme riprende anche un sentore cantautorale ed una vena folk mai troppo in primo piano. Protagonista dell’intero progetto la voce di Daniele che sa ben districarsi tra momenti intensi e meno intensi, senza mai perdere la giusta interpretazione, proprio ciò che richiedono i pezzi: bizarre ed allo stesso tempo sinistre sono le introduzioni strumentali di “Corridoio” e dell’infante inconsapevole in “Sono Contento”, proseguendo con la tracklist abbiamo addirittura qualche sprazzo nostalgico ma coinvolgente ("Fantasma"). Scorrendo i brani però è indubbia la qualità della tripletta iniziale che rivela la vera essenza dell’intero album, con una “Io Ho Paura Del Diavolo” che è impossibile non memorizzare, quasi una Skeleton Italian Dance. C’è poi “Adios Amigo” dove si palesa finalmente l’inserimento di una tromba solista e mentre il lirismo del brano risuona più reale che surreale ("ti prego manda via chi non paga mai da bere, è dalle piccole cose che vedi il furbo di mestiere che poi ti colpirà quando avrai la moglie sola a casa!"), ci rendiamo conto ancora una volta che l’artista che affronta temi profondi con allegra semplicità, beh, non può che vincere.
Ps. Allegato al cd anche “A Milano”, una sorta di fumetto ispirato al tema portante dell’album, illustrato dal disegnatore Paolo Zingarelli.