Darkthrone
The Underground Resistance

2013, Peaceville Records
Heavy Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 26/02/13

Nuovo album, il sedicesimo, per i Darkthrone, duo norvegese sconosciuto probabilmente, almeno di nome, solo agli assidui ascoltatori di Radio Maria o a qualche fan di Claudio Villa. Una band su cui ormai si sono versate tonnellate di inchiostro a partire dagli anni novanta, sempre pronte a sottolineare l’enorme importanza della band nello sviluppo del metal estremo degli ultimi decenni, ma puntuali nell’evidenziare una certa stanchezza di fondo nell’ultima fase, black’n’roll, della carriera.

Subito una notizia positiva: “The Underground Resistance” non è una copia del pessimo “Circle The Wagons”, il quale a sua volta era decisamente affine a “Dark Thrones and Black Flags” e via dicendo... potremmo andare avanti a mo’ di filastrocca. E già questo dovrebbe almeno riporre, se non siete stati fan degli ultimi Darkthrone, maggiori attenzioni e aspettative sul nuovo arrivato. Seconda notizia positiva: difficilmente si poteva prevedere un album del genere. Sebbene le dichiatazioni di Nocturno Culto suonavano come un monito ("Our music now is basically just metal. It will be a step away from the last album as usual"), uno stacco così netto era difficilmente preventivabile.

Mettendo ormai ben chiaro, per l’ennesima volta, che i nostri non suonano più black metal da tempo (almeno quel genere di black metal), “The Underground Resistance” è un album che vuole tributare tutta la musica underground degli anni 80, quella su cui probabilmente il duo norvegese si è fatta le ossa e le orecchie, prima di cominciare il proprio cammino. Quindi speed metal, thrash, spunti viking/epici, produzione e cantato, soprattuto, adeguati, potendo ascoltare Nocturno Culto su registri non proprio familiari per il cantante/chitarrista (persino degli acuti). Di “operazioni memoria” ormai dovremmo essere abituati, specialmente in ambiti più patinati e fighetti (dicasi area prog), vedi l’esempio di “Heritage” degli Opeth o il recentissimo "The Raven That Refused To Sing (And Other Stories)" di Steven Wilson, però se queste arrivano da una band "manifesto" come i Darktrhone, assumono un significato particolare.

Da un lato si può prendere “The Underground Resistance” per quello che è, un dignitosissimo disco che rispolvera sonorità datate, in modo anche sufficientemente personale, ben scritto ed eseguito, a tratti molto coinvolgente e convincente (chiudete gli occhi e ascoltate “Valkyrie”, scommettiamo che la figura di un geniale piccolo grande uomo svedese vi verrà subito in mente), oppure accoglierlo come qualcosa che sia troppo lontano dall’universo Darktrhone, non solo musicalmente ma anche come attitudine e approccio. Non temiamo di affermare che il nuovo lavoro è divertente, da ascolto facile e veloce, in cui la voglia di prendersi poco sul serio e di suonare liberamente di Fenriz e Nocturno Culto affiora da ogni solco.

Noi ascoltiamo, abbozziamo più di un sorriso e approviamo. Non il disco dell’anno, ma almeno qualcosa che ha svegliato i Darkthrone dal torpore. Non è più il caso di fare i duri e i puri, almeno con i norvegesi.



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