David Bowie
Aladdin Sane

1973, RCA
Glam Rock

Recensione di - Pubblicata in data: 03/07/12

Quando parliamo di David Bowie è difficile stabilire il confine che separa la realtà dall’irrealtà. Camaleontico e trasgressivo, è stato sicuramente l’artista più influente del rock, colui che ha guidato il glam rock inglese insieme a grandi come Elton John e Marc Bolan, colui che più di tutti ha saputo mescolare diversi linguaggi artistici (musica, teatro, cinema, danza e pittura) e colui che ha fatto della “diversità” qualcosa di cui non bisognava vergognarsi ma di cui invece andarne fieri, portandola al limite della trasgressione.

Queste premesse lo porteranno a concepire nel 1972 “The Rise and Full of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”. Abbandonato lo stile delle origini dai toni decisamente dylaneggianti (David Bowie,1967), si addentrerà in sonorità più rock, vestendo i panni trasgressivi di un alieno dai capelli arancioni di nome Ziggy Stardust, allegoria di una società volta alla disintegrazione del proprio io interiore. Singoli come “Starman” e “Ziggy Stardust” diventeranno delle vere e proprie hits che faranno  schizzare l’artista nell’ alto della classifica rock inglese, consacrando così Ziggy - Bowie nell’Olimpo del rock. Ad un certo punto qualcosa cambia. Bowie sveste i panni di Ziggy Sturdast, decretando la morte del suo alter ego e lo fa, in maniera plateale, il 3 luglio 1973 all’Hammersmith Palais nell’ultima data del tour, davanti allo sgomento dei fans e degli stessi Spiders from Mars.

E’ in questo clima che Bowie concepirà “Aladdin Sane”, pubblicato nel 1973 per la RCA, che consacrerà il successo di Ziggy in Inghilterra e di Bowie negli Stati Uniti. Quest’album è un filo conduttore che lo lega all’album precedente, un lavoro decisamente più eterogeneo, che fa emergere in chiaro l’eclettismo bowiano e la capacità sperimentale dell’artista così come si può scorgere già nel gioco di parole che compongono il titolo all’album: Aladdin Sane infatti non è solo “Il saggio Aladino” ma anche “A lad insane”, cioè “il ragazzo pazzo”. Il tema che si respira in questo nuovo lavoro è il viaggio musicale di un artista europeo, che sbarca in un nuovo e grande paese, gli States, alla ricerca di qualcosa di diverso, sia a livello personale sia alivello musicale. Bowie stesso a riguardo affermerà: “Era la mia idea dell'America rock 'n' roll; è un po' Ziggy in America”. Tutti i brani di questo album sono stati scritti interamente da Bowie durante il tour americano, tra il ’72 e il ’73, con l’unica eccezione di “Let’s Spend The Night Togheter” scritta da Mick Jagger e Keit Richards. Ogni sua canzone pare essere ispirata a luoghi e ambienti americani come “Panic in Detroit”, scritta a Los Angeles dopo una notte di bagordi trascorsa insieme all’amico Iggy Pop, o la traccia di apertura del disco, “Watch That Man”, scritta interamente a New York oppure “Drive-in Saturday”, scritta durante il tragitto fra Seattle e Phoenix. Alterna espressioni cabarettistiche in “Time”, dimostrando ancora una volta di saper  sfruttare l’aspetto teatrale come in “Cracked Actor”, a ballate dai suoni decisamente latineggianti (“Lady Grinning Soul”) dallo stile retrò degli anni cinquanta e sessanta, grazie anche alla presenza del pianoforte di Mike Garson che connota l’album di un elemento nuovo. Traspare un Bowie in piena euforia creativa e non solo… quello che l’artista descrive nei suoi testi è un mondo patinato caratterizzato dagli eccessi di un uomo che finalmente ha raggiunto il successo ma è lo stesso Bowie a chiedersi “Who will love Aladdin Sane”?

Aladdin Sane è uno degli album più fortunati della carriera del Duca Bianco non solo dal punto di vista musicale ma anche per l’impatto visivo ottenuto sulle generazioni future come si può evincere dalla fotografia di copertina dell’album: Bowie con gli occhi chiusi, stesso colore e taglio di capelli di Ziggy e un fulmine rosso e blu che gli attraversa il volto che è una delle sue immagine più conosciute e pubblicizzate al mondo, altro esempio di come Bowie sia riuscito a fare dell’immagine un elemento fondamentale della sua arte.



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