Davide Van De Sfroos
Akuaduulza

2005, Tarantanius
Folk

Recensione di Federico Mainardi - Pubblicata in data: 02/02/14

“Ho fatto in modo di potermi arrampicare sui fulmini ogni volta che cadevano.

Ho perfino assaggiato la pioggia ruggine che grondava da un cancello.

Adesso guardo il cielo che rimette a posto le nubi, facendo finta di niente…

…e vado in giro a dire che il temporale ero io.”

 

Queste note ispirate e sorprendenti, che corredano il cartonato di “Akuaduulza”, dovrebbero far capire come Davide Bernasconi, in arte Van De Sfroos, non sia solo l'eccentrico cantautore dialettale passato rapidamente dalle sagre paesane al palco di Sanremo. È, soprattutto, uno spirito fervido, che parallelamente alla composizione musicale ha accolto l’esigenza (o il gioco? O la sfida?) di cimentarsi con la scrittura poetica e in prosa.

 

“Akuaduulza” vede la luce nel 2005, anno che in retrospettiva figura quale apice della temperie creativa del cantautore comasco, che infatti pubblica anche il romanzo breve Il mio nome è Herbert Fanucci (in cui compaiono personaggi dei brani del disco). Dal punto di vista musicale la nuova fatica segna un’effettiva cesura nella sua carriera: rispetto al buon “…e sem partii” è netto il salto di qualità in termini di registrazione e arrangiamenti, laddove anche il corpo dei brani risulta arricchito, e in modo decisivo, dall’ingresso nel gruppo del violinista Angapiemage “Anga” Galiano Persico; l’ottimo “Pica!” sarà l’implementazione ulteriore della qualità raggiunta, con una gustosa virata sul sound del delta blues. Ma “Akuaduulza” brilla, come si diceva, anche dal punto di vista creativo. Com’è consueto nei lavori di Davide, abbonda di storie divertenti e spesso toccanti tratte dalla dimensione del paese, luogo in cui i tempi passati non sono ancora remoti, e in cui le esperienze di vita di bizzarri personaggi si colorano dell’epicità scanzonata della memoria popolare. Ciò che ne fa un lavoro speciale, però, è soprattutto la sua magnifica carica visionaria: ci si fa l’idea di un Bernasconi lettore onnivoro, che si incuriosisce di tutto e tutto trasfigura al suo modo poetico, generando immagini di un’espressività geniale, quasi delle kenningar spiritose fatte del succo schietto della vita provinciale e di estro personalissimo. Ad insaporire ancor più “Akuaduulza” contribuisce inoltre il pervasivo tema magico che attraversa quasi tutte le tracce, dando voce al versante superstizioso della provincia – ma è una superstiziosità fiabesca e senza tempo, che Davide tratteggia con complice ironia. Gli appunti goliardici, presenti nel booklet, sulla località montana nota come ‘Praa de la Taca’ e sugli altri temi delle canzoni, nonché la curiosa ruota col linguaggio sognato dai pesci stampata sul retro di copertina sono un’espressione ulteriore di tutta questa creatività, allietata da un’ironia accesa, il cui equivalente non si ritroverà in “Pica!”.

 

Se la pressione di Sanremo farà sì che il più moderato “Yanez” vanti tracce ottime ed altre meno ispirate, arrangiate benissimo ma un po’ stinte dal punto di vista compositivo, qui troviamo un Davide Van De Sfroos al suo meglio, prodigo di storie e di spirito. Insieme al già citato “Pica!”, il miglior lavoro del cantore comasco.





01. Madame Falena
02. Il Paradiso Dello Scorpione
03. Caramadona
04. Akuaintro
05. Akuaduulza
06. El Fantasma Del Ziu Gaetan
07. Il Libro Del Mago
08. Shymmtakula
09. Nona Lucia
10. La Preghiera Delle 4 Foglie
11. Fendin
12. Il Corvo
13. Rosanera
14. El Baron
15. Il Prigioniero E La Tramontana

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