Articolo a cura di Federico Falcone
Non farà gridare al miracolo musicale nè potrà mai essere considerato un album epocale, ma Worship The Grave, terzo full-lenght della band tedesca Dawn Of Disease, è davvero un gran bell’album.
Il genere è sempre lo stesso, monolitico e roccioso death metal che sposa al meglio la potenza e l’impatto della scuola americana con la melodia e gli arrangiamenti della scuola scandinava. “Ashes” e “ Prayer For The Dawn” sono, infatti, ottimi esempi di come il connubio tra le due scuole sopra citate, possa considerarsi vincente. Il combo teutonico, fondato nel 2003 e capitanato dal vocalist Tomasz W., riesce ad alternare alla grande l’aggressività e le sfuriate tipiche del genere con ritmi e passaggi in chiave più moderna, grazie ai quali l’ascoltatore riesce a mantenere sempre alta l’asticella dell’attenzione. Ottimo il lavoro dei due chitarristi Olli K. e Lukas K. , capaci di riff ed armonizzazioni mai banali e dal tiro immediato, frutto di un lavoro ricercato e ben strutturato. Esattamente come quello della sezione ritmica, devastante in alcuni punti, che dà il proprio apporto alla causa con un tappeto di suono potente e diretto come un pugno in faccia.
Worship The Grave, uscito da pochi giorni su Napalm Records, è un album di puro death metal, capace di scatenare headbanging violento e pogate selvagge. Non siamo al cospetto di una band che si guarda troppo allo specchio e, ben capace delle proprie -indubbie- qualità tecniche, decide di strafare per aggiungere al fuoco più carne possibile. Non c’è niente di superfluo o eccessivo e pretenzioso, nel lavoro di questi ragazzotti tedeschi. Ed è proprio questa l’arma vincente dell’album: l’immediatezza, nuda e cruda.