Dead Soul
The Sheltering Sky

2015, Razzia Notes
Elettronica / Alternative Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 20/10/15

Non molti anni fa le sale cinematografiche venivano ammorbate da uno dei crossover più tamarri che Hollywood avesse mai concepito: dopo aver salvato il vondo negli stilosi abiti di James Bond, Daniel Craig si prestava follemente ad indossare l'improbabile tenuta da gringo nell'assurdo Cowboys vs Aliens. Il film faceva sostanzialmente schifo.

"The Sheltering Sky" dei Dead Soul si presenta in un modo pressoché analogo (previa doverosa trasposizione nel conservatore universo delle sette note): una copertina in effetto seppia che ritrae una torma di gente, intenta nel salutare uno stormo volante di squali martello. Artwork che, verosimilmente, ci si trova ad ammirare interdetti mentre scorrono i primi secondi dell'album: i secondi di schizofrenia elettronica e di sfrigolanti drum machine che aprono l'introdutiva "Until The Last Breath", un insidioso biglietto da visita all'apparenza composto con i synth giocattolo dell'Allegro Krautrocker. E' solo un attimo, però: il tutto lascia presto strada ad atmosfere da caro vecchio west, quando la voce di Anders Landelius, una di quelle che sembrano efficaci spot per Johnny Walker e Phillip Morris, entra in scena declamando strofe e ritornelli d'intensissima verve, di godibilissima pomposità. Momenti musicali dai quali è impossibile non venir rapiti.

Va così avanti l'intero album, con le malinconiche lyrics enfatizzate da puntuali virtuosismi, nei frangenti più drammatici (le acute arrampicate nei refrain della cavalcata semi-acustica "The Fool", il robusto crooning e i deboli tremolii della romantica ballata "Home By The Sea"), e con il costante contributo in cabina di regia del tuttofare Niels Nielsen, che perfeziona con succosi dettagli arrangiamenti che diventano spesso, alla fine della fiera, davvero difficili da piazzare sotto l'egida del rock.

Perché, in fondo, in "The Sheltering Sky" le chitarre diventano solo un topping su un'anima che (morta o meno) è innegabilmente elettronica: il look e le baraonde bluesy in apertura risultano infatti sostanzialmente artefatti scenografici, per una band che riesce in svariate circostanze ad abbracciare la wave in maniera spontanea e autentica, suonando (bene) come i Depeche Mode o come loro declinazioni post-moderne (gli Editors che si sentono nella già citata "Home By The Sea"). Ci si accorge sempre di più, minuto dopo minuto, come la seconda creatura degli svedesi non sia soltanto un assurdo e sgraziato Frankestein di rock contaminato, quanto una valida, interessante e originale rilettura di stilemi prossimi alla fossilizzazione. Pittoresco, ed imperdibile.



01. Until The Last Breath
02. The Fool
03. Shattered Dreams
04. In Between
05. Dirt Road
06. Ladies & Gentlemen...
07. The Abyss
08. Home By The Sea
09. Thy Will Be Done
10. The Final Day

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