A livello strumentale "Deaf Eyes" risulta un prodotto ben suonato e ben suonante, merito della produzione e di musicisti senza sbavature, ed è un sollievo che atmosfere così heavy non risultino ipercompresse, piene di clipping o incomprensibili. Plauso anche al lavoro di mixing, oculato e saggio: nel mare di chitarre il basso è intelleggibile, potente ma equilibrato. Al vero e proprio ascolto il proposito primo viene ampiamente soddisfatto: il metal monolitico stordisce e veicola effettivamente un mood oscuro, mantenendo una certa comprensibilità tematica e musicale che frena il sonno che un genere di questo tipo rischia talvolta di conciliare.
Ai limiti del concept album le prime due track, nel senso che oltre all'atmosfera non cambia neanche il carattere dei riff nè tantomeno la tonalità, il che non aiuta a differenziare un album di un genere già per definizione poco variegato; anche a livello strutturale risultano come una progressione continua dello stesso tema. Si va migliorando a seguire, da "The Eyes Of Regret" (primo vero ingresso di qualche frequenza più alta!), benchè tutte le tracce scorrano con batteria aggressiva sotto chitarre giganti, basso presente e attivo, qualche tastiera per i tappeti e riff atmosferici; non ci sono particolari momenti solistici o cambi di melodia e/o environment. In realtà possiamo ben differenziare le varie track fra "pesanti" e "più pesanti", dell'ultima categoria facenti parte canzoni come l'opener "Black Canvas" o "Orbits"; possiamo rinfrancarci con qualche momento di rilassamento dal continuo tambureggiare nelle orecchie con "Draining Sun" e il suo lavoro di riffing decisamente interessante, o con le atmosfere più creepy e piene in "Commiserate", forse la migliore traccia dell'album per varietà , scelta di melodie e produzione. "Red Desert Lullaby" merita la medaglia d'argento secondo chi scrive, sebbene riproponga temi stavolta già ascoltati nell'album; struttura a tipica strumentale metal -dunque con un pelino di centralità melodica in più- e basso molto imponente.
I Deaf Eyes sono, aldunque, decisamente coerenti col loro background e ambiente, che (non per loro colpa) risente di quella piaga assoluta che è l'eccessiva etichettatura dei sottogeneri, là dove un metal un po' più pesante e atmosferico diventa una carrellata di varianti; risultano una buona realtà nella scena italiana, decisamente inattaccabili dal punto di vista strumentale, rei solo di una certa monotonia. E per concludere, però, questa monotonia è anche un po' figlia del genere, interpretato con esperienza e solo un accenno di paraocchi. In futuro confidiamo in altri prodotti dei Deaf Eyes, perchè la qualità e la solidità ci sono, magari veicolando lo stesso rombo dagli stessi effetti destabilizzanti includendo più varietà tematica, ancora meno clichè, e magari andando a correggere e giocare non là dove il genere si snaturerebbe, ma dove si esprime e meglio può prestarsi a sfaccettature.