Deaf Wish
Lithium Zion

2018, Sub Pop
Alternative Rock

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 29/07/18

Si dice che ormai nella musica non ci sia più nulla da inventare. Non andatelo a raccontare in alcuni angoli delle periferie di Melbourne, potreste essere assaliti da un branco di Deaf Wish. Selvaggi ma ordinati, sperimentatori consapevoli, freschi con un grande rispetto del passato. Ed è soprattutto del passato che i pupilli di Sub Pop sono rispettosi, incastonando provocazione e rammarico in un disco razionale dal punto di vista stilistico, impavido da quello dei testi: graffiano con i suoni, rimarginano con le parole, omaggiano le società primitive e le band che hanno reso possibile la loro ascesa.

 

Sarah Hardiman, Jensen Tjhung, Lee Parker e Daniel Twomey sono tornati con ‘Lithium Zion', quinta uscita del gruppo anticipata dal singolo ‘FFS', disco scritto a otto mani e cantato a tre voci. Da ‘Metal Carnage' a ‘Deep Blue Cheated' sono netti gli intenti dei quattro: utilizzare l'ironia come filo conduttore di tematiche serie e spesso negative. A galleggiare tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '90 notiamo soprattutto ‘Birthday', ‘Afraid For You' e l'atipica ‘Smoke', i pezzi più vicini alla quotidianità in cui gli ascoltatori membri del sistema occidentale possono ritrovarsi.

 

Nonostante la malinconia degli anni che corrono, il risultato è un album che scorre veloce come la fretta che hanno i Deaf Wish di spaccare. Seconda pubblicazione per Sub Pop dopo l'album del 2015 ‘Pain', l'invito ad uno dei buffet di Garage Punk più autentici dell'ultimo periodo è finalmente servito.





01. Easy
02. FFS
03. Metal Carnage
04. The Rat Is Back
05. Ox
06. Hitachi Jackhammer
07. Lithium Zion
08. Deep Blue Cheated
09. Birthday
10. Afraid For You
11. Smoke

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