Deafheaven
New Bermuda

2015, ANTI – Records
Post-metal / Alternative

Recensione di Matteo Galdi - Pubblicata in data: 16/10/15

Dalla band californiana ci si aspettava un grande album, atteso con trepidazione dopo lo straripante successo di "Sunbathering" che nel 2013, mettendo d'accordo critica e pubblico, ha permesso ai Deafhaven di garantirsi la fama di migliore band emergente in ambito metal. Fama sancita da importanti premi, come "Best Album In Metal" secondo Rolling Stone e "Best New Music" per il conosciuto magazine Pitchfork. Dopo due anni di tour in giro per le più importanti capitali del globo i Deafhaven hanno deciso di rimettersi al lavoro in studio, ed eccoci dunque a parlare di "New Bermuda".


Bisogna ammettere che per una band giovane ed emergente il compito più arduo è proprio mantenere le aspettative. Compito di una difficoltà direttamente proporzionale al successo che li ha lanciati, psicologicamente stremante se si rischia di risultare una meteora, una luce che ha abbagliato per un breve lasso di tempo, magari per caso o per fortuna. Dalla cresta dell'onda all'anonimato il passo è rischiosamente breve. I Deafhaven però, forse perché incauti o semplicemente sicuri dei propri mezzi, sembrano non aver subito la pressione, non si sono "adagiati sugli allori" ed anzi sembrano già proiettati verso il futuro. Come afferma il frontman George Clarke infatti l'idea di "New Bermuda" nasce per descrivere una nuova destinazione di vita per la band verso un "nebuloso punto di arrivo", in un "futuro sconosciuto dove tutto è inghiottito dall'oscurità". L'artwork di Allison Schulnik rende assolutamente l'idea, grazie ad uno splendido dipinto olio su tela dai toni decisamente scuri.


"New Bermuda" affascina grazie alla sua dualità, in quanto il sound di cui è intriso è l'unione tra generi assolutamente opposti: il black metal più crudo, delirante e disperato da un lato, soluzioni quasi pop e sognanti dall'altro. Le cinque tracce di cui è composto sorprendono per originalità - risultando mai banali né scontate - e crescono con gli ascolti, una volta comprese ed assimilate le loro strutture intricate assolutamente fuori dagli schemi. Non aspettatevi quindi suoni orecchiabili e il classico "intro - strofa - ritornello" bensì brani corposi, ben strutturati e per nulla di facile ascolto. I Deafhaven suonano con il cuore. L'album è interamente registrato dal vivo per un approccio diretto con l'ascoltatore e i testi, stupendi, sono molto intimi ed interpretati dal giusto growl, freddo e tagliente. Le chitarre pesantemente distorte e cupe, supportate da un drumming veloce ed efficace, creano suoni forse a volte troppo pastosi, ma è libidine pura quando tutto cambia e si trasforma. Si ergono improvvisamente suoni onirici e celestiali e, come nella magnifica "Come Back", sfociano in chiusure finali spesso da brividi con chitarre "in slide" e abbondanti di "Chorus": ecco il "Bright Side Of The Moon". Difficile quindi identificarli in un genere: sono metal e non ci piove, la doppia cassa è sempre presente quando bisogna "pestare" ed abbondano le distorsioni, ma incredibilmente ed imprevedibilmente ecco che il sound cambia. Alcuni passaggi ricordano il piano (esatto, proprio il pianoforte) di Chris Martin in "Parachutes" (ascoltare per credere la chiusura della traccia finale "Gifts For The Earth"), in altri i Radiohead di "Ok Computer" con quei suoni si lamentosi ma incredibilmente romantici, dove le chitarre effettate e imbevute di reverb e delay spiazzano e non poco l'ascoltatore. Interessante inoltre il fatto che siano stati recensiti (e pluripremiati) da una rivista come Pitchfork che generalmente si occupa di sonorità più indie ed elettroniche. Possono infatti entusiasmare chi ascolta gli Slayer come chi ascolta gli Alt-J ma potrebbero essere disprezzati da entrambi, se visti come mero e sterile punto di contatto tra varie sonorità, così diverse ed antitetiche.


Ci vuole coraggio infatti per spaziare tra generi diametralmente opposti e bisogna avere grandi doti musicali ed espressive, ma ai cinque californiani tutto questo riesce maledettamente bene. Ci sono gruppi che rappresentano quiete, altri tempesta: i Deafhaven sono la quiete e la tempesta contemporaneamente. E "New Bermuda" va oltre l'essere una mera riconferma di quanto buono fatto dai Deafhaven ed è quasi un nuovo punto di partenza: una destinazione sconosciuta in un futuro incerto, ma sicuramente molto più roseo che oscuro.





01. Brought To The Water
02. Luna
03. Baby Blue
04. Come Back
05. Gifts For The Earth

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