Delain
Moonbathers

2016, Napalm Records
Symphonic Metal

Il gruppo olandese torna sulle scene con un album che prosegue sulla scia del precedente ‘The Human Contradiction' di cui è il seguito diretto.
Recensione di Roberto Di Girolamo - Pubblicata in data: 26/08/16

Dopo aver raccolto consenso unanimi con il loro precedente disco, i Delain decidono di non stravolgere troppo le carte in tavola. Moonbathers vede il gruppo continuare sulla propria strada senza troppi scossoni, pur decidendo di speziare la ricetta con nuovi o revisionati ingredienti: l'appeal hard'n'heavy di "Fire With Fire", il riff introduttivo di "The Glory And The Scum", gli orecchiabili vocalizzi pop di "Danse Macabre" e i vari synth sparsi qua e là danno un piglio quasi rock\metal anni '80 alla loro musica.


Con questo non intendiamo dire che il nuovo platter sia la versione di "British Steel" o "The Final Countdown" del gruppo originario di Zwolle, ma bensì che il prendere in prestito soluzioni oggi non popolarissime abbia arricchito delle canzoni altrimenti forse troppo simili a quello che già aveva da offrire il catalogo dei Delain. Questo pericolo viene però scongiurato con altre trovate aggiuntive; troviamo infatti allo stesso modo un irrobustimento di alcune parti sinfoniche come accade nell'opener "Hands Of Gold", la cui magniloquenza orchestrale ricorda i Nightwish dei bei tempi e un approccio forse leggermente meno restrittivo in fase di stesura, come testimoniano la ballad "Crysalis - The Last Breath", la potente "The Pendulum" o l'anthemica "Scandal" (un vero e proprio inno da stadio).


Questo lavoro non deluderà chi ha trovato nel precedente "The Human Contradiction" una solida prova di composizione ad alto tasso melodico, pur non essendone affatto una copia carbone e, a dirla tutta, di cui però non possiede però nemmeno lo stesso effetto sorpresa e la stessa coesione artistica. Quello che accomuna più i due dischi in ogni caso è il sound: la batteria moderna pesantemente processata in fase di post-produzione, il muro di chitarroni "in your face" e una pulizia complessiva nei suoni molto pronunciata. Entrando nello specifico, la band dichiara di essersi affidata allo stesso team di professionisti, ma visti i suoni del tutto identici verrebbe quasi da pensare che i due dischi siano in realtà frutto della medesima sessione di registrazione e\o missaggio.


Speculazioni sul modus operandi a parte, l'album presenta una band in forze e dalle buone capacità nel songwriting, questa volta differenziato da piccole novità. In definitiva, "Moonbathers" è un disco consigliato a tutti i fan della band e delle cosiddette female fronted bands in genere.





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