Depths Of Hatred
Inheritance

2021, Prosthetic Records
Deathcore/Metalcore

Una svolta sonora inaspettata per la band canadese, un connubio particolare tra deathcore e melodia.
Recensione di Giampiero Pelusi - Pubblicata in data: 23/03/21

A due settimane di distanza dall'uscita di "Lifeblood" dei Brand Of Sacrifice, un altro disco deathcore mette le radici sul territorio canadese: non siamo più a Toronto, ma a Montréal, Quebec e i cinque ragazzi in questione si presentano sotto il nome di Depths Of Hatred. Al terzo cambio di frontman, con la scelta ricaduta su William Arseneau a rimpiazzare Nico Monette, la band sembra aver trovato il giusto equilibrio tra i suoi membri, un bilanciamento il cui frutto esplode nell'aria con il titolo di "Inheritance".


Rimanere leggermente spiazzati ad un primo ascolto è del tutto naturale, tante sono le particolarità e le scelte stilistiche che fanno discutere: per prima cosa, circoscrivere la proposta musicale dei Depths Of Hatred attorno ad un solo genere risulterebbe sbagliato o quantomeno limitante. La cupezza della distorsione, così come le roboanti pelli a dettare i tempi sincopati tipici del deathcore, sono presenti in larga scala, ma lasciano campo aperto ad un cantato che vira, per gran parte, verso un metalcore più melodico. Se l'EP "Bloodguilt" (2018) ci aveva offerto una prova più dura e diretta di deathcore classico, con "Inheritance" i cinque di Montréal osano incanalarsi in un vicolo inesplorato, ma che potrebbe garantire ottime soddisfazioni in futuro.

 

Arseneau è sicuramente una scelta azzeccata, lascia amplificare il suo range vocale, intervallando i suoni gutturali più oscuri alle tinte più morbide dei ritornelli. Le chitarre di Fèlix Demers e Martin Trottier esplorano e spaziano tra molti generi, dal death classico, passando per il groove ed il già citato deathcore e tastando, seppur timidamente, il black in alcuni intermezzi ed introduzioni. La doppietta iniziale, composta da "Enslaved Through Lineage" e "Sadistic Trials", entrambi estratti come singoli, lasciano ben sperare col loro crescendo di ritmiche possenti avvolte da un'atmosfera funerea. Sembrerebbe, fino ad ora, un disco senza difetti, ma i problemi sopraggiungono andando ad analizzare l'album nella sua interezza: pur ascoltandolo a ripetizione, si fa fatica a conferire un'identità ben marcata alle tracce, in alcuni casi troppo simili tra loro a livello strutturale. Non c'è una vera e propria hit, un pezzo che spicca tra gli altri, un punto di riferimento preciso che lascia un appiglio all'ascoltatore, il disco sembra scivolar via senza imprimere un particolare segno nella nostra mente.

 

Tra i pezzi più interessanti potremmo citare la rocciosa "Drop Of Red", scandita maniacalmente dalla doppia cassa martellante di Karl Desjardins e dai cambi umorali della voce di Arseneau, oppure la title track, molto più groovy nell'avvio, che esplode poi rabbiosamente nel refrain, quest'ultimo susseguito da un breakdown melodico ed efficace. Si viaggia su ritmi incalzanti, ma seguendo sempre un confine ideale che i canadesi non osano varcare.


Detto ciò, "Inheritance" non può che essere un buon disco, prodotto magistralmente e suonato molto bene, ma che pecca di una ripetitività alquanto marcata. Ottima è, invece, la virata del sound verso una facciata più morbida del deathcore, un connubio che, nel panorama odierno, è piuttosto difficile da scovare. Il primo full length sotto l'etichetta Prosthetic Records convince in parte, ma spiana la strada alla giovane carriera dei canadesi che sembra, finalmente, aver trovato una direzione ben precisa.





01. Enslaved Through Lineage
02. Sadistic Trials
03. Pulsating Rhythm
04. Fastidious Imitation
05. Drop of Red
06. Illusive Obsession
07. The Gift of Consciousness
08. Shivers
09. Inheritance
10. The End of Ourselves
11. Emerging as One

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