Ok, bisogna ammetterlo: Destiny Potato è veramente un pessimo moniker per una band. Una volta presa coscienza dell'esistenza del gruppo si ha quasi il timore nel premere il tasto play, tanta è l'incognita rappresentata da questa giovane realtà serba. Mettiamo da parte il non entusiasmante approccio iniziale e spulciamo un po' per saperne di più: pur essendo in giro da un po', i Nostri tagliano solo ora il traguardo del debut album, questo "Lun", infuso prog-rock/djent dalle spiccate venature pop.
Dalla Serbia con furore insomma: il polistrumentista David Maxim Micic si imbarca quindi in questo progetto e decide di affidare l'intero lavoro all'ugola di Aleksandra Djelmas, vera gallina dalle uova d'oro. Se la peculiarità del sound comprende facili breakdown dal sapore catchy e qualche growl, non tardano a farsi sentire anche i riff tipicamente djent, che si trovano a dover fronteggiare bislacche linee vocali pop in un tripudio melodico, alla ricerca di un ritornello insomma. Dodici tracce che portano sicuramente un risultato a casa, seppur deboli sotto l'aspetto del songwritting, testimoniano comunque che i Destiny Potato, sanno quel che fanno: ritmi danzerecci, voce affettata e intermezzi finali degni (?) della più' ribelle Lily Allen (“Love Song”), movimenti futuristici (“Lost Dream”), movenze ambient ( “The Build Up”) e poi “Lunatic”, stratagemma musicale ben riuscito, ramificato tra spassionati giochi canori che riescono ad attanagliare tango e sonorità serbe, insomma il tormentone estivo di un progressive, un po' filtrato.
La strada intrapresa dai Destiny Potato è sicuramente quella giusta ma, caso vuole, ci sia anche un risvolto della medaglia: la varietà della proposta dovrà proseguire con ogni uscita dei Nostri, un songwritting maggiormente incisivo potrebbe aiutare ma sarà il tempo a dirci se questo “Lun” rimarrà solo un debutto oppure una vera e propria personalità musicale.