DevilDriver
Trust No One

2016, Napalm Records
Thrash Metal

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 21/05/17

Articolo a cura di Janine Skorupski

 

"Trust No One", settimo album della band californiana, è stato il risultato di qualche anno di attesa e di un profondo cambiamento di line up. I dieci brani presenti non si discostano di molto dai precedenti dei DevilDriver, nonostante l'ingresso di tre nuovi membri nella band, ovvero il chitarrista Neal Tiemann, il bassista Diego Ibarra e il batterista Austin D'Amond.

 

Il sound è il solito mix di intrecci chitarristici molto corposi e potenti, anche se con un pizzico di melodia in più rispetto al passato, distribuiti su una sezione ritmica dall'impatto davvero notevole. Da una band che si rinnova profondamente nei suoi componenti, forse ci si sarebbe aspettato qualcosa in più del groove metalcore melodico che ha contraddistinto i precedenti album. Un lavoro asciutto, intenso, comunque ben costruito, dai riff di chitarra ruvidi, potenti e dalla ritmica molto varia dove la voce di Dez (leggi qui l'intervista) emerge in tutta la sua potenza e precisione.

 

L'apertura dell'album è affidata a "Testimony Of Truth" brano dal'intro melodico e dal sound accattivante che sottolinea una delle poche novità dell'album. "Bad Deeds" è un pezzo rabbioso, dal groove molto potente mentre la successiva "My Night Sky" è una traccia cadenzata ben riuscita dal sapore electro-industrial. Un raffinato arpeggio di chitarra introduce poi "This Deception", pezzo che fila via senza particolari attenzioni fino ad arrivare a "Daybreak" dove i continui cambi di ritmo, l'uso massiccio della doppia cassa, le perfette trame delle chitarre donano al pezzo una dinamicità unica che lo rendono forse il migliore dell'intero lavoro. "Trust No One" è il brano che dà il titolo all'album e racchiude in sé un pò tutto ciò che vuole trasmettere ovvero velocità, melodia, grinta, oltre che, ovviamente, il messaggio intrinseco nel titolo del disco. I pezzi che seguono sono simili ai precedenti sotto tutti i punti di vista, fatta eccezione per la finale "For What It's Worth", dove si ritorna su buoni livelli di composizione e anche l'oscura trama dell'interno lavoro lascia spazio ad una luce di speranza.

 

Nel complesso, "Trust No One" è un disco che, nonostante presenti un sound vincente, non lascia il segno. Si riconosce comunque ai DevilDriver il merito di aver cercato una evoluzione, più o meno riuscita, senza piegarsi a particolari logiche di mercato.





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