In sordina rispetto a formazioni polacche di ben altra levatura, la carriera dei Devilish Impressions affonda le sue radici discografiche nell'ormai lontano 2006, anno in cui i nostri esordirono sulla lunga distanza con "Plurima Mortis Imago". Dopo tre album à la Dimmu Borgir non particolarmente brillanti, nel 2017 "The I" marcò un deciso cambio di stile, vuoi per rinfrescare una formula ormai standardizzata, vuoi per ottenere maggiore visibilità commerciale.
Sta di fatto che il blackened death metal di mestiere elaborato dal trio di Opole ricorda così da vicino quello degli ultimi Behemoth che il nuovo EP "Postmortem Whispering Crows", un po' alla stregua del lavoro precedente, sembra possedere il poco invidiabile dono del calco (in)volontario. Oltretutto la somiglianza a più livelli (vocals effettate e look in primis) tra il leader Quazarre e Nergal, non aiuta certo la band a ritagliarsi un posto al sole all'interno di un contesto nazionale all'avanguardia.
Il mini corre sulla falsariga dello scorso LP in studio: "Dvma", "Cingvlvm Diaboli" e "Interregnvm", al di là di perfide liriche letterario/pentacolari, prediligono viaggiare sui binari della melodia e del mid-tempo epico, aggiungendo alla ricetta alte percentuali di schitarrate rock, tappeti di tastiere di sapore progressive, pillole gothic/doom e qualche pesante accelerazione qua e là, giusto per sottolineare l'appartenenza al panorama estremo. I brani, arrangiati ed eseguiti a dovere, mostrano un combo profondo conoscitore della materia e che abbonda di soluzioni sperimentali: i tentativi di suonare autentici, benché encomiabili, si arenano, però, in una spirale derivativa dalla quale appare davvero difficile estrapolare lacerti di concreta originalità.
I Devilish Impressions lasciano, dunque, un senso di eterna transizione, di un'identità sempre instabile, di un potrei ma non riesco che alla fine risulta deleterio e, a tratti, frustrante. Auspicando che un titolo come "Postmortem Whispering Crows" non sia maledettamente profetico.