Devin Townsend
Ziltoid The Omniscient

2007, InsideOut Music
Prog Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 02/07/13

Per il decimo album in carriera Devin Townsend ha dato a fondo a tutto il proprio repertorio di bizzarria e  ispirazione per consegnarci un disco (e un personaggio) che negli anni a venire sarebbe diventato quasi onnipresente nel variopinto mondo townseniano, una sorta di alter ego che, detto tra noi, ricorda vagamente le vere fattezze del musicista canadese (almeno nelle ultime versioni capellute, non proprio esteticamente apprezzabili), oltre che un certo modo di fare decisamente ironico e sopra le righe. Stiamo parlando dell’alieno Ziltoid, protagonista dell’opera in esame, intitolata “Ziltoid The Omniscient”. Anche in questa occasione, rispettando il teorema “non c’è recensione di HevyDevy in cui non si faccia riferimento a possibili album in lavorazione”, il nostro ha fatto sapere a più riprese (ormai da diversi anni) di avere in canna un “Ziltoid Vol II”, e sembra proprio che ora, dopo tutti gli album del “Devin Townsend Project” (quattro più uno), il folle canadese si sia messo seriamente all’opera per il seguito.

LA STORIA

Affrontare “Ziltoid the Omniscient” senza soffermarsi sull’impianto lirico del disco toglierebbe molto “pepe” al lavoro, avendo a che fare dal punto di vista musicale col “solito” Devin, ma di questo ne parleremo più avanti. Dunque chi sarà mai questo Ziltoid? Trattasi di una buffa, dispettosa e cattivella figura aliena, proveniente dal pianeta Ziltoidia 9, il quale, sulla propria navicella spaziale, è solito viaggiare nel tempo sfruttando la quarta dimensione.

Greetings, humans.
I'm Ziltoid, the omniscient.
I've come far from across the omniverse.
You shall fetch me your universe's ultimate cup of coffee: black.
You have five Earth minutes.
Make it perfect!


Carburante necessario per il peregrinare nel tempo: caffè. E quale posto migliore del pianeta Terra per fare rifornimento? Il problema è che Ziltoid oltre che dispettoso e cattivo è anche molto esigente e ovviamente, dopo aver assaggiato e non gradito la tazza di caffè recapitatagli dagli umani (“Fetid!”), decide di scatenare il proprio esercito per conquistare la Terra (“How dare they present this to me?!? Foul! ...They hide their finest bean.. Prepare the attack!!!”).

You better believe we'll destroy the Earth
You get up, you get up, you get up, get down!
And you better, you better, you better believe it
We're coming to your town, we're coming to your town
And you better believe it!


Inizia così l’offensiva aliena, al culmine della quale il nostro Ziltoid, vestito di tutto punto con mantello da rockstar, si autoproclama il più grande guitar hero che sia mai esistito (oltre a Dio del rock, la più grande stella dell’universo ecc..) e imbracciando la sua “custom ESP 7 strings baritone”, si lancia in un assolo di chitarra, sparato da potentissimi amplificatori, in modo da irretire la mente dei terrestri e impressionarli a tal punto da offrirgli il miglior caffè possibile. Ovviamente la razza umana non sta a guardare... In mezzo alla confusione generale Ziltoid crede di avere la vittoria in pugno, ma uno sparuto gruppo di soldati terrestri, guidati da Captain Spectacular, riesce a organizzare una controffensiva, scoprendo immediatamente il grande bluff che si cela dietro l’invasore alieno... Il grande conquistatore non è nient’altro che un nerd! L’unico modo di salvare gli umani da Ziltoid (e dalla sua musica) è andare alla ricerca della Nebulow 9, nella quinta dimensione, una sorta di ancora di salvezza per l’intelligenza umana.

Ensign Scoopy – Commander Ziltoid, the humans are no longer on our radar!
Ziltoid – Whaaat? They must have jumped into hyperdrive… PHOOEY!!! and double PHOOEY… until we meet again commander…


A questo punto è una corsa contro il tempo. Se Captain Spectacular, a bordo della “Goodship Lollypop”, raggiungerà la quinta dimensione, gli umani riusciranno ad avere le meglio e scoprire la verità, ovvero che Ziltoid non è la star che gli umani credono (e che lui crede di essere), ma soltanto un disgustoso nerd coperto di scaglie. Parte l’inseguimento e solo grazie all’hyperdrive di cui è dotata la navicella umana, i terrestri riescono a scappare e a sfrecciare a velocità spropositata nell’universo (rimanendo estasiati dalla bellezza del cosmo), lasciandosi dietro gli alieni che finalmente giungono alla nebulosa. Qui Ziltoid raggiunge l’epifania (il che vuol dire emettere grossi e puzzolenti peti), rapito dalle visioni della nebulosa... Ma tutto questo dura poco, il nostro, finita l’estasi, si sente vulnerabile, diventa paranoico e ancor più cattivo e capisce che per distruggere la Terra ha bisogno di ingaggiare Planet Smasher (chiamato Herman), situato nella sesta dimensione.

Ziltoid, you are such a nerd. The 6th dimension is not about the power, power is the result!
Honestly, leave me alone...


Herman però è così mastodontico da causare la distruzione di pianeti solo accdentalmente, muovendosi per cambiare posizione. In realtà è un tipo tranquillo che ama la lettura e ama starsene da solo. Per questo motivo non accetta di accontentare Ziltoid, anzi, dopo una discussione, allontana in malo modo la navicella aliena, lasciando Ziltoid in uno stato di profondo imbarazzo, tanto da spingerlo a mettersi alla ricerca del Consiglio del Creatore Universale.

Ziltoid - Assuage my confusion about creation and the universe
Creator - Yo! Ziltoid, what’s up dude? Long time no see…although I see everything. What’s on you mind bro?
Ziltoid - Modular forms and elliptic curves! Infinite fire revolving around infinite parallels fractals of infinite reality, each cascading, gliding in an infinite wheel. Tell me the true nature of my reality!
Creator - You gotta chill man…


L’incontro col Creatore è solenne. Ziltoid, vestito con una tunica bianca (che lo pizzica fastidiosamente), rivive così tutta la sua esistenza, da quando ha sporto solo le zampine dal proprio guscio, all’età dell’adolescenza, lasciandolo in uno stato confusionario. Un ultimo sussulto di potere, le ultime grida di Ziltoid per rivendicare la sua forza (“I’m Ziltoid!!! I Don’t give a shit"), prima di lasciare spazio al “bambino” dentro di sè, perdersi nella contemplazione del Creatore e purificarsi lo spirito, spinto a ritornare sui propri passi e perdersi nell’amore e nella bellezza... Sembra dunque che la fine sia arrivata ma un nuovo colpo di scena! Improvvisamente irrompe un vociare umano, un brusio in sottofondo. Siamo in una caffetteria! I clienti parlano tra loro, l’inserviente canticchia ancora assonnato fin quando il proprio superiore lo sveglia e lo rimprovera (in malo modo), urlandogli di servire cappuccini, caffè e latte, si sta allungando la fila e bisogna pensare agli ordini. È stato tutto un sogno! Un ragazzo che lavora in una caffetteria, assopito, ha sognato tutto quanto!

LA MUSICA    

Sembra incredibile, ma una volta inseriti nel contesto di “Ziltoid the Omniscient”, la musica sembra quasi passare in secondo piano. Tanto bizzarro il concept, così prepotente durante l’ascolto, con numerosi interventi fuori campo, che siano Ziltoid, Captain Spectacular, i propri subalterni o altri partecipanti alla storia, che quasi non ci si accorge dei cinquantaquattro minuti scarsi del full-length. Arrivato alla fine di un ciclo di ferro per Devin Townsend, avendo presentato, tra il 2006 e il 2007, il disco ambient/noise “The Hummer”, l’ultimo album della Devin Townsend Band “Synchestra” e il capitolo finale degli Strapping Young Lad “The New Black”, non si poteva pretendere novità in senso stretto per questo “Ziltoid the Omniscient”. La proposta musicale del decimo parto in carriera è una sorta di summa di tutto l’universo del canadese, pescando a piene mani dalle sue produzioni musicali. C’è il metal estremo, c’è la spinta prog dei suoi lavori solisti, ci sono le parti eteree e sognanti, persino influssi heavy (vedi il “tributo” ad Halford in “Ziltoidia Attaxx!!!”).

Tralasciando per assurdo la perfezione tecnica e la complessità delle tracce (comunque sempre “orecchiabili” e mai troppo ostiche, almeno rispetto a quanto fatto prima e in seguito), l’elemento che pone l’eccellenza al lavoro è l’assoluta commistione tra testo e musica, tra narrazione e sviluppo melodico. Devin dimostra di assecondare l’umore delle composizioni ad ogni capitolo, ad ogni risvolto del concept, riuscendo a mantenere una coerenza d’insieme più unica che rara. Senza dilungarsi ulteriormente, basta affrontare i primi minuti dell’opera per accorgersi della fusione messa in atto dal canadese, una sorta di musical di un pessimo fumetto di fantascienza anni 50... La tensione che sale quando Ziltoid non gradisce il caffè, la preparazione all’attacco, la difesa terrestre che si prepara alla battaglia e infine l’attacco, violento e apocalittico, con l’assolo accreditato a Ziltoid volutamete sghembo, disarticolato eppure così ben inserito nel contesto del brano. E potremmo continuare in questo modo per l’intera tracklist...

Un lavoro mastodontico portato avanti interamente dal solo Townsend, alle prese con tutti gli strumenti, persino nella programmazione della batteria con il software Drumkit to Hell, sviluppato (anche) da Thomas Haake dei Meshuggah e utilizzato per la prima volta in “Catch 33”. Una sorta di primo capitolo di una nuova fase per il canadese, chiudendo i ponti con le proprie formazioni e gettandosi in progetti solisti, vedi il già citato Project. Un album imprescindibile nella carriera di HeyDevy, una delizia per le orecchie, da seguire almeno inizialmente col libretto sotto mano, un lavoro che riesce a coniugare ironia e punte di demenzialità in un contesto musicale serissimo ed estremamente complesso. Incredibile a dirsi, non il full più riuscito del canadese (ad esempio la pubblicazione pochi mesi prima del capolavoro “Synchestra” non ha certo aiutato), ma una prova esemplare di un musicista che sorprende sempre. Giù il cappello.





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