Obscura
Diluvium

2018, Relapse Records
Progressive Death Metal

In poco piu di dieci anni, gli Obscura si sono imposti come band di punta della scena death prog e "Diluvium" con la sua tecnica, passione ed inventiva ne consolida il primato.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 12/09/18

Si sa, il Maligno è ambizioso. Non si accontenta mai delle vie di mezzo, non dà un colpo al cerchio ed uno alla botte e non parla a nuora perché suocera intenda. Vuole tutto, subito e lo vuole al massimo voltaggio. I teutonici Obscura, creatura del chitarrista e vocalist Steffen Kummerer, non hanno mai puntato basso nella loro ormai più che decennale carriera; si presentano all'alba del 2018 dopo un vortice di cambi di line-up (uno ad album, in media) con "Diluvium", quinto lavoro ed ennesimo masterpiece, ultimo di una serie inaugurata dallo (per molti) strabiliante "Cosmogenesis" del 2009 e mai interrotta.


Da allora, la ricetta è collaudata: tecnica esecutiva impeccabile al servizio di un songwriting complesso ed articolatissimo le cui influenze spaziano in diverse direzioni; da un lato la lezione di band come DeathCynic, Pestilence e Gorguts, da un altro, i Morbid Angel  e da un altro ancora, le oscurità degli Emperor e le architetture dei Dream Theater. E poi la musica classica, percepibile in diversi fraseggi e nelle ricorrenti "fughe" delle chitarre; infine, il jazz. Occorre ricordare che tra le instabili fila degli Obscura hanno transitato alcuni tra i nomi più luminosi (o bui, a seconda dei punti di vista) della scena metal contemporanea: Jeroen Paul Thesseling (Pestilence), ultravirtuoso olandese del basso fretless, che ha impresso col suo stile una svolta radicale alle sonorità della band, Hannes Grossmann e Christian Muenzner (Necrophagist), altri virtuosi, rispettivamente delle pelli e delle corde, paladini dei tempi dispari e dei continui cambi, che poi gli Obscura non hanno mai più abbandonato. Inoltre, Steve Di Giorgio li accompagna dal vivo. A dimostrazione che un'idea musicale, quando è chiara e chiaramente perseguita, permane e si sviluppa anche quando i musicisti si avvicendano spesso. La vastità delle loro influenze, la perizia esecutiva mozzafiato, l'impatto, la capacità di dare vita a strutture musicali non meno complesse di partiture sinfoniche rende questo lavoro, così come i precedenti, un'esperienza sonica di altissimo livello; se si aggiunge la fedele e ormai decennale collaborazione col grafico e disegnatore Orion Landau per l'artwork e col produttore Victor Bullok (alias V. Santura, già chitarrista dei Triptykon e dei Dark Fortress) per il suono, siamo di fronte ad uno dei progetti più ambiziosamente riusciti degli ultimi anni per chi pratica il metal estremo.

 

Arduo districarsi tra le tracce del lavoro, cercando di individuarne punti deboli o al contrario punti di forza, compatto e monolitico a tal punto appare il risultato finale, sintomo certo di una conseguita maturità artistica; al massimo, potremmo notare come, pensando ai lavori precedenti, la componente classica sia dominante rispetto a quella jazz, ma sarebbe assolutamente riduttivo. "Diluvium" mantiene ciò che il titolo adombra: una cascata inarrestabile di metallo che si svolge per quasi un'ora tra picchi e strapiombi, follia ultratecnica avvincente e spiraliforme che costringe l'ascoltatore a più di un paio di pause e di riascolti per venirne a capo. Come in un labirinto, l'opera è costruita per perdercisi dentro e confondersi tra i suoi dedali, irti di trappole e vicoli ciechi; e, sempre come in un labirinto, il controllo di una materia così ripida ed impervia è garantito dalla maestria e dal gusto degli artefici. 

 

Asso nella manica della act è poi, a nostro sentire, la volontà - espressa via via maggiormente negli ultimi lavori - di non sacrificare mai l'impatto emotivo alla resa tecnica, difetto questo tra i più comuni e spiacevoli nelle death prog band, e che spesso ne rende asettico il risultato e piatta la resa nonostante lo sforzo e le indiscutibili capacità; è chiaro come da "Akròasis" (2016) in poi gli Obscura stiano costruendo, a modo loro, una strategia di (ri)avvicinamento alla più tradizionale forma-canzone; essa è a volte più evidente ("Emergent Evolution", "The Seventh Aeon"), altre meno ("Ekpyrosis"), ma si avverte sempre; ciò significa che sotto le spire, le volute ed i meandri ci sono comunque lo scheletro di una melodia, mai banale e spudorata però, e ciò che resta della triade strofa-refrain-bridge, sottoposta ad un terremoto di magnitudo estrema.

 

Belli, bravi, ricchi (di inventiva, quanto meno) ed ispirati, gli Obscura non pretenderanno pure di essere vivi?
E morte sia, per tutti i diavoli.





01. Clandestine Stars
02. Emergent Evolution
03. Diluvium
04. Mortification Of The Vulgar Sun
05. Ethereal Skies
06. Convergence
07. Ekpyrosis
08. The Seventh Aeon
09. The Conjuration
10. An Epilogue To Infinity
11. A Last Farewell (instrumental)

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