Dire Straits Legacy
3 Chord Trick

2017, Forward Music Italy Srl
Rock

Recensione di Sergio Mancuso - Pubblicata in data: 11/01/18

"3 Chord Trick" è rock internazionale targato Grottaferrata. Un mix raffinato di vecchio e nuovo, tra rock classico e sperimentazioni sonore, che i Dire Straits Legacy (qui  l'intervista) hanno iniziato a incidere nella patinata L.A. Ma è a Roma, più precisamente ai Forward Studios di Grottaferrata, che hanno rifinito e dato i natali all'album.

 

Alan Clark e Phil Palmer, rispettivamente tastierista storico e chitarrista del gruppo che vedeva Knopfler come leader, hanno trovato nei romani Marco Caviglia e Primiano di Biase dei perfetti Doppelgänger musicali ai quali si aggiungono un batterista come Steve Ferrone (Clapton, Bowie, etc), Trevor Horn che da produttore musicale si è fatto bassista, Mel Collins sassofonista (Dire Straits, King Crimson, Alan Parson Project) e Danny Cummings, batterista della prima ora della band originaria dei tardi '70 oggi alle percussioni: questi sono i Dire Straits Legacy che si regalano e ci regalano il loro primo disco inedito dopo otto anni di concerti live. Con musicisti del genere è facile dirlo ma bisogna farlo: questo album suona davvero bene! Undici tracce, tutte estremamente curate e diverse tra loro, che alternano chitarre a profusione con ritmi, voci, cori e sax, in una miscela di rock, country, folk, gospel e chi più ne ha più ne metta. Il lavoro alza l'asticella della qualità molto in alto e presenta, come pezzo forte, delle idee di arrangiamento e composizione precise e puntuali che poca concessione fanno alla pochezza immaginifica della musica odierna.

 

Cominciando una disamina attenta non possiamo che iniziare dall'opener "Ephifany" che si apre con una collaborazione tra chitarra acustica ed elettrica fino a trasformarsi in un crescendo quasi orchestrale con tastiere e sei corde in evidenza. "Here And Now", immediatamente successiva e come la prima firmata dal duo Clark-Palmer, è un rock gospel davvero ben suonato con ritmi e voci perfettamente inserite nelle armonie. La title track è intelligente e richiama, almeno nelle intenzioni "De Do Do Do, De Da Da Da" dei Police. Gli inglesi all'epoca volevano dimostrare che si poteva fare una canzone di successo con un ritornello semplice e senza senso, mentre i Dire Straits Legacy vogliono affermare una delle realtà storiche della musica rock: per una canzone di qualità bastano tre accordi.

 

I Legacy non dimenticano però le tradizioni e così ci portano "Looking For America", un buon rock blues con chitarre elettiche roboanti ma raffinate, un piano decisamente ben suonato e con un solo sul finale "da paura" e delle idee che richiamano alla lontana i lontani anni di gloria e "God's Land" la canzone probabilmente più simile ad una produzione Dire Straits by Knopfler.

 

Possiamo affermare che "Tell Me Why" è probabilmente la miglior canzone dell'intero disco, una ballad languida in cui Mel Collins fa registrare un sassofono davvero suntuoso mettendo bene in chiaro perché abbia militato in così tanti act di successo! Non tutto è perfetto però: infatti "Jesus Street", il singolo di lancio, non collima con il resto della produzione. La sua omologazione a un rock mainstream catchy e confortevole per l'ascoltatore medio la rende assolutamente improduttiva in campo emozionale collocandola nel gradino più basso e nascosto, possibilmente in penombra, di una ipotetica classifica tra le tracce dell'album.

 

Per finire possiamo dire che "3 Chord Trick" è perfetto per i nostalgici del buon vecchio rock'n'roll sperimentale e interpretato con notevole perizia esecutiva. Un lavoro che colpisce per la commistione di originalità e rispetto delle tradizioni sonore della band.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool