Dirty Tongue
Dirty Tongue [EP]

2014, Autoproduzione
Rock

Recensione di Davide Fadani - Pubblicata in data: 26/12/14

Ragazzi, se avete aperto BandCamp e non sapete proprio come investire proficuamente 25 minuti della vostra vita e 5$ dei vostri risparmi allora accettate il consiglio. Cercate i Dirty Tongue. Nostalgici degli anni 90. Nostalgici degli anni 80 e 70, ma non solo. L’EP dei Dirty Tongue oltre ad essere un compendio di 30 anni di rock è un lavoro figlio dei nostri tempi. In tutti i sensi. Nato non in uno studio di registrazione, ma in rete. Come tengono a precisare i DT stessi “composto, registrato e mixato in 4 differenti città: Austin (TX), Boston (MA), Jefferson (NJ) e Nagoya in Giappone”, in ognuna delle quali risiedeva un membro del gruppo. In Dirty Tongue c’è tutto. Ed è solido come la roccia cha fa da sfondo al caprone tetracorunto che capeggia in copertina. E se non è un biglietto da visita preciso questo? I DT sono Miguel Arroyo (Chitarra e Basso), Adolfo Torres (Batteria e Voce) e Juan P. Jaramillo (Sound engineer).

 

I brani che compongono l'omonimo EP sono 4 pezzi di pura passione e potenza. Un riff  tra il funky e il metal è la porta di ingresso di “Son of a King”. Un viaggio epico nella storia di ognuno di noi. La seconda traccia “Stilness” è una ballata tra la depressione e la paranoia che sa di Black Sabbath la cui influenza è abbastanza palese avendo i DT inserito come 4° traccia proprio una cover dei Sabbath, "War Pigs". “Stilness” fa da ponte. Un piccolo specchio d’acqua tranquillo tra due oceani di fuoco. “Planet with a Ring”  chiude il cerchio. Un botta e risposta, tra strumenti e voci, tra batterista e chitarrista. Un crescendo che porta ad un momento decisamente rock tra assoli di chitarra e assoli di batteria (da quanto tempo non se ne sentivano?). Il tutto ovviamente stupisce ancora di più se si pensa a come è stato inciso. Insomma. Abbiateli. Ascoltateli. Dategli una chance. Ne vale la pena.





1.Son of a King
2.Stillness
3.Planet with a Ring
4.War Pigs (Black Sabbath)

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