Heart Of A Coward
The Disconnect

2019, Arising Empire
Metalcore

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 27/06/19

Il percorso degli Heart Of A Coward, sempre alquanto turbolento per ciò che concerne i cambi di line-up, sembrava ormai arrivato al capolinea: dopo la pubblicazione di tre album  imbevuti di un technical metalcore abbastanza canonico, nel 2015 il cantante Jamie Graham decise di abbandonare la nave. Da allora, un pesante silenzio sul destino della band britannica calò inesorabile. 
 
L'ingresso del vocalist dei No Consequence, Kaan Tasan, e la firma con Arising Empire, apre, adesso, nuovi orizzonti di carriera per i nostri: tuttavia il panorama musicale odierno, diverso e inflazionato rispetto a quello di quattro anni orsono, esige qualcosa di davvero originale affinché un gruppo non finisca confuso e stritolato tra un nugolo di fotocopie. E il combo britannico, in "The Disconnect", non fa molto per emergere dalla massa.
 
Apprezzabile risulta il tentativo del quintetto di variare la proposta attraverso l'aggiunta di discrete dosi di elettronica e marcati tratti djent: inoltre, rispetto ai lavori precedenti, il sound diviene più asciutto e ruvido, pur constatando come il ricorso a una produzione ridondante e il fiorire di refrain estremamente orecchiabili ne stinga la forza selvatica. Legnate sulle ginocchia del calibro di "Drown In Ruin", "Culture Of Lies", "In The Wake", o le sincopi in palm muting di "Isolation" soddisferanno sicuramente l'ascoltatore in cerca dell'headbanging senza freni, mentre il singer, grazie un'ottima prestazione, si emancipa, in parte, dalla reputazione di fratello minore del compianto Chester Bennington. Nel complesso, però, i brani non valicano quasi mai la soglia della sufficienza e l'affinità concettuale con i Linkin Park  appare così evidente da lasciare numerosi punti interrogativi circa il valore e l'indipendenza artistica del platter: gli Architects restano un paragone improponibile, certo, ma era doveroso, per l'act di Milton Keys, provare a superare l'infido ostacolo del compitino di maniera.
 
"The Disconnect", dunque, se funziona quale saggio di intensità e accordature basse, convince meno nell'imbastire un songwriting fresco e audace: per un determinante salto di qualità, serve ben altro.




01. Drown In Ruin
02. Ritual
03. Collapse
04. Culture Of Lies
05. In The Wake
06. Senseless
07. Return To Dust
08. Suffocate
09. Parasite
10. Isolation

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