Dokken
Return To The East

2018, Frontiers Music
Hard 'n' heavy

Recensione di Simone Muzzoni - Pubblicata in data: 03/08/18

Tra i ritorni che più faranno discutere in questo 2018 c'è senz'altro quello dei Dokken, storico moniker dell'hard ‘n' heavy americano, di cui ormai si erano perse le tracce dal 2012, anno in cui il frontman Don Dokken aveva rilasciato l'ultimo album in studio, "Broken Bones". Disco che però di fatto non faceva altro che trascinare l'agonia artistica della band, il cui declino era iniziato già nel lontano '89, col primo scioglimento giunto all'indomani del live album "Beast From The East", registrato in Giappone proprio come questo nuovo prodotto. Il live dell'88, al contrario, sublimava e allo stesso tempo chiudeva il periodo aureo costituito dal fondamentale e irripetibile trittico di "Tooth And Nail", "Under Lock And Key" e "Back For The Attack", lavori che rappresentavano il lato più duro e puro dell'hard rock (anche definito class metal, depurato da tastiere, sintetizzatori e ammiccamenti pop), insieme ad altri grandi opere di gruppi quali Van HalenWhite LionTesla e Firehouse, oltre ai teutonici Scorpions ed Accept.

La parabola discendente sempre più accentuata, protrattasi dagli anni '90 ai 2000 con la progressiva fuoriuscita di due membri storici, ovvero George Lynch (tra i più grandi guitar hero del genere, impegnato coi suoi Lynch Mob) ed il bassista Jeff Pilson, culmina con lo scioglimento di 6 anni orsono. Nel 2016 venne annunciato il ritorno con la formazione originale per una serie di concerti in giro per il mondo: dalle esibizioni nel Sol Levante si estrapolò il materiale per la pubblicazione di questo "Return To The East", la cui release è stata fatta slittare di due anni, proprio in coincidenza con il trentennale di "Beast From The East". Nonostante gli intenti di rievocare i fasti di un tempo, l'uscita dell'opera, voluta fortemente dalla Frontiers, si rivela purtroppo una scelta azzardata: sebbene il valore dei musicisti sia di primo livello, l'act risente inevitabilmente dei tanti lustri di assenza dal palco, pagando spesso e volentieri in termini di affiatamento e di coordinazione tra gli strumenti. Se a ciò andiamo ad aggiungere una produzione non perfetta, che depotenzia i brani creando un effetto di lontananza, ed il drastico calo vocale di Don Dokken, palesemente in affanno soprattutto nelle tracce più spinte ed anthemiche, il disastro sembra essere inevitabile.

 

Invece non tutto è da buttare, perché se è vero che la classe non sfiorisce con l'età, il talento in questo caso fa rima con George Lynch, che sfodera una prestazione magistrale alle sei corde, sia nel caso dei pezzi meno movimentati, in cui i ritmi più blandi aiutano il singer  ad esprimersi ancora ai livelli di un tempo, che in quello delle pregevoli versioni acustiche di hit storiche ( "Heaven Sent" e "Will The Sun Rise"), impregnate di passione e cullate da pregevoli arpeggi ed intrecci chitarristici. Altro episodio che rende giustizia al passato è l'immortale "Alone Again", il lento più rappresentativo della carriera dei Dokken, corredato per l'occasione di un intro che ne accresce il pathos e la magia. Non sfigurano anche le immancabili "Unchain The Night" e "Breaking The Chains", canzoni senza tempo capaci di travolgere ancora come un fiume in piena e in cui anche Don Dokken cerca di offrire la sua versione migliore, aiutato dai cori dei compagni e dalla carica elettrizzante di George Lynch, in grado di ammaliare passando dai riff più introspettivi alle sue classiche accelerazioni devastanti, vero marchio di fabbrica del complesso.


Sono però alcuni tra i brani più famosi, tra cui "Kiss Of Death", "The Hunter", "Dream Warrior" a deludere le attese, e a dimostrare come l'operazione commerciale che ha portato alla reunion dei Dokken ed alla pubblicazione di questo disco, abbia fallito nell'intento di proporre del materiale all'altezza. "Return To The East" è un LP che ci sentiamo di consigliare solo ai fan più nostalgici, mentre ai giovani rockers non possiamo far altro che suggerire di andare a rispolverare la discografia anni '80 del combo, in cui sono custodite le gemme che li hanno resi giustamente grandi. La speranza è quella di poter tornare ad ascoltare una nuova prova in studio dei Dokken al completo, in cui tornare a sentire il loro vero sound, ormai sepolto sotto una serie di reunion sempre più fini a se stesse.





01. It's Another Day (New Studio Track)
02. Kiss Of Death
03. The Hunter
04. Unchain The Night
05. When Heaven Comes Down
06. Breakin' The Chains
07. Into The Fire
08. Dream Warriors
09. Tooth And Nail
10. Alone Again (Intro)
11. Alone Again
12. It's Not Love
13. In My Dreams
14. Heaven Sent (Acoustic Studio Bonus Track)
15. Will The Sun Rise (Acoustic Studio Bonus Track)

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