Dornenreich
Freiheit

2014, Prophecy Productions
Neofolk/Black Metal

Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 11/08/14

A tre anni di distanza dal precedente "Flammentriebe" ecco che i Dornenreich tornano sul mercato con un nuovo prodotto: "Freiheit". Una lunga carriera quella della band austriaca, iniziata ben quattordici anni fa, e che, secondo alcune voci, avrebbe termine proprio con quest’ultimo album. In realtà, il tutto sembra essere originato da un equivoco, e "Freiheit" appare solo come un altro capitolo di una lunga discografia capace di spaziare tra black metal, neofolk e musica da camera.

Il nuovo lavoro si pone quasi agli antipodi rispetto al precedente "Flammentriebe". Se quest’ultimo aveva esaltato l’anima black di Eviga e soci, "Freiheit" ne esalta quella neofolk. Tanta acustica e una voce quasi sempre pulita a dipingere paesaggi romantici da ammirare senza pensieri: sono questi gli scenari in cui si muove l’ultima fatica dei Dornenreich. Gli episodi più spiccatamente metal sono ridotti a due (a voler stare larghi), e confinati nella parte centrale dell’album con risultati altalenanti. Se, infatti, in "Das Licht vertraut der Nacht", il più rigoroso rispetto dei canoni tradizionali del black non riesce a ottenere nulla d’interessante, la maggiore ecletticità di un brano come "Aus Mut gewirkt" rende la composizione più varia e dinamica; con chitarre distorte a intrecciarsi con il violino e una pesante batteria. In generale la tracklist non è male, anche se è lontana dall’ottenere qualcosa che possa andare oltre la sufficienza. E’ soprattutto la prima parte del disco a svalutare il lavoro. A volte gli strumenti appaiono un po’ scollati, come nell’iniziale "Im ersten aller Spiele", dove, dopo l’intro promettente, il violino viene buttato al centro della mischia senza che questi riesca a trovare la giusta collocazione: la sua sovrapposizione con la chitarra acustica appare tutto fuorché ben amalgamata. Fortunatamente l’uscita sembra riprendersi già con "Des Meeres Atmen", dove i due strumenti trovano finalmente la quadratura, cullando l’ascoltatore tra le onde del mare. La band riesce a dare il meglio di sé negli ultimi tre brani: puro neofolk atmosferico di grande suggestione. Tutti gli strumenti collaborano completandosi a vicenda come nella stupenda "Blume der Stille", dove un minimalismo strumentale esalta l’immagine poetica dipinta dai sussurri di Eviga (anche se invero sembra riprendere molto da "The White" degli Agalloch).

Nel descrivere "Freiheit" è inutile fare paragoni con quanto fatto da altri gruppi, vedi immancabili Empyrium. Si sa, i Dornenreich non inventano nulla. Nel complesso contiene però diversi spunti più che validi e non mancherà di regalare qualche buona ora di ascolto. Eppure appare un lavoro incompleto. Troppi i brani riusciti a metà. All’interno dei pezzi, a volte si sente la mancanza di variazioni sul tema principale, questo rende l’ottava fatica discografica noiosa alla lunga. Eviga ha descritto "Freiheit" come il fratello più luminoso di "Flammentriebe". Poteva esserlo, il potenziale c’era, peccato che la luce che innegabilmente s’intravede, si limiti a qualche sporadico raggio.




01. Im ersten aller Spiele
02. Von Kraft und Wunsch und jungen Federn
03. Des Meeres Atmen
04. Das Licht vertraut der Nacht
05. Aus Mut gewirkt
06. Im Fluß die Flammen
07. Traumestraum
08. Blume der Stille

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool