Dot Hacker
How's Your Process? (Work)

2014, ORG Music
Alternative Rock

Le insospettabili divagazioni alternative di Josh Klinghoffer
Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 06/07/14

Se non fosse stato amico stretto di John Frusciante, probabilmente, di Josh Klinghoffer non ne avremmo mai saputo niente. Non avremmo assistito al suo prendere il posto di una delle più rinomate star chitarristiche dell'universo mainstream rock in una band di leggende viventi, al suo entrare nella rock'n'roll hall of fame come artista in vita più giovane di sempre; non gli avremmo mai, di certo, dato impunemente del fortunello raccomandato. E -last but not least- forse non avremmo mai sentito parlare di questi Dot Hacker, non ci saremmo mai trovati a chiederci cosa potesse nascondere un disco dal titolo tanto criptico, sotto la sua copertina ornata da una graziosissima lumaca fatta di perline.

 

Aperto non dalle chitarre post-funky che ci si aspetterebbe ma da cupi synth, tremolanti ticchettii e penetranti bassline, "How's Your Process? (Work)" -primo capitolo di un dittico la cui seconda metà, "(Play)", vedrà la luce a ottobre- affida il ruolo d'opener alle tormentate e affascinanti vocals di "Aim", un moto perpetuo di lunghi stanchi sussurri e pizzichi a chitarre gementi nella forzata lontananza del delay, spezzato dai barlumi di luce e dagli indizi d'ottimismo delle morbide note di piano della deliziosa coda conclusiva. E' un'aggraziata introspezione che prende possesso della quasi totalità del disco senza però minarne l'accessibilità, sfumando verso dense tinte crepuscolari adesso il garage rock nostalgico di "Whatever You Want", adesso i tratti marziali della progressione dal sapore brit-rock di "Elevator", adesso anche audaci e insospettabili suggestioni da IDM: secche drum machines e chitarre lo-fi, amabilmente sgraziate, giocano a sedursi e a rincorrersi per l'intera durata della lunga, splendida "First In Forever", facendo cantare a glaciali falsetti il loro clandestino amore.

 

Chiuso in bellezza dalle distensioni radioheadiane di "Sermon Of Sorts", "How's Your Process? (Work)" ha forse l'unico difetto d'esaurirsi nel giro d'una mezz'ora. All'apparenza facilmente fruibile ma sapientemente stratificato, ancorato a svariate tradizioni dell'alternative rock ma pronto ad accogliere moderne contaminazioni elettroniche, il secondo studio album del buon Josh si mantiene così in perfetto equilibrio tra l'ampiamente sperimentato e il mai sentito, essendo -incredibilmente- perfetto approdo sia per i tradizionalisti che per i progressisti: per chiunque, in sostanza, sia in cerca di un nuovo piccolo capolavoro, da cui lasciarsi irrimediabilmente stregare.





01. Aim

02. First In Forever

03. Floating Up The Stairs

04. Elevator

05. Whatever You Want

06. Sermon Of Sorts

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