Perchè, udite udite, o rustici, "Sovran" non è un capolavoro.
Perchè "Sovran" non è una ciofeca ma neanche ciò che vi aspettereste.
Ha la varietà, buone idee alla base e qualche rischio non preso, è vero.
Ha tutti gli elementi caratteristici della musica degli svedesi ed apporta un cambiamento importante dietro uno dei microfoni della band, dopo l'abbandono della storica vocalist Lisa Johansson. Lei, la sudafricana Heike Langhans è la prima varietà di questo album: mai fuori posto o fuori rotta, incisiva (basta ascoltare "Stellar Tombs" o l'iniziale "Heavy Lies the Crown") e conscia del suo strumento (il consiglio a questo punto è di dare un'occhiata al progetto ISON). Se la sua voce rende variopinto l'intero lavoro, la sua entrata in formazione sembra invece innescare tutti i meccanisimi anti-rischio nei restanti membri. Perchè l'impressione è che "Sovran" non abbia contemplato alcun rischio, in realtà. Forse impaurito, forse ancora scosso dall'importante cambio di line up, sfrutta appieno le sue buone idee ma vuole forse evitare che là fuori qualcuno s'infervori perchè scosso dall'abbandono della Johansson(?). Bando alle ciance però, l'altra varietà di quest'album è in realtà una non-novità. Anders Jacobsson infatti, conferma ancora una volta la sua bravura nell'interpretare le passioni (o le tragedie) viscerali racchiuse nei testi, lasciando quindi tutti quei pseudo-cantanti alle solite, quotidiane gare di rutti.
"I forget how to face the sadness of your eyes.. "
La sintonia e la stessa interpretazione poi sembrano ben più tangibili se affiancate alla voce di Heike. Perchè basta ascoltare entrambi sulla bellissima "Dishearten" per capire che pur non essendo dinanzi ad un capolavoro, i Draconian non sono per nessun motivo alla canna del gas. Se "Sovran" è stato cauto ma non banale, il prossimo capitolo dovrà sicuramente prendere maggior coraggio.