Dream The Electric Sleep
Beneath The Dark Wide Sky

2016, Mutiny Records
Indie/Progressive Rock

Il terzetto del crossover prog del Kentucky presenta un album che secondo il leader Matt Page risulta molto diverso dai precedenti, grazie anche alla scelta di affidarsi ad una produzione di maggior livello.
Recensione di Federico Barusolo - Pubblicata in data: 25/06/16

Polvere, disperazione e povertà. Questo è quello che il Dust Bowl degli anni ‘30 ha portato nel centro degli Stati Uniti tramite una lunga serie di tempeste di sabbia, delle quali ci danno importante testimonianza gli scatti della fotografa Dorothea Lange.
"Beneath The Dark Wide Sky", ultimo lavoro in studio dei Dream The Electric Sleep è ispirato a queste fotografie e non ne fanno mistero né il titolo, né il collage di elementi che ne compongono la copertina, simboli per eccellenza della condizione della famiglia contadina americana in quel periodo.

 


Dopo due release autoprodotte, la band ha deciso di affidarsi all'orecchio esperto di Nick Raskulinecz e la differenza nel sound e nell'energia è senz'altro percepibile a partire dalla promettente "Let The Light Flood In", primo estratto dell'album.
I DTES combinano una componente riconoscibilmente heavy ad una psichedelia di chiara ispirazione classic prog (Pink Floyd e King Crimson in modo particolare) e ciò è particolarmente presente nell'intensa e strumentale "We Who Blackout The Sun", oltre che in "Culling The Herd", lungo e piacevole pezzo centrale del disco.
La traccia acustica e il titolo stesso della breve parentesi delineata da "The Last Psalm To Silence" portano poi con loro vaghi riferimenti ai primi Genesis, mentre "The Good Night Sky" è contraddistinta da un ritornello più orecchiabile ed un piacevole stacco centrale di stampo hard. "Headlights" è forse il brano che sfoggia le caratteristiche più progressive nell'album e regala nella seconda parte un riff di chitarra altamente energico, prima che il terzetto del Kentucky si riallacci al tema principale del lavoro con la dura e malinconica "Black Wind".

 


Quello che emerge da "Beneath The Dark Wide Sky" è un suono decisamente più curato ed una buona energia, che Matt Page e la sua band sono riusciti a far risaltare maggiormente grazie anche all'aiuto del nuovo produttore. Lo spessore dell'album non è forse costante in tutte le 11 canzoni presenti, ma sicuramente il complesso di questa release presenta un buono spunto per l'avvenire di questi tre ragazzi.





01. Drift
02. Let The Light Flood In
03. Flight
04. We Who Blackout The Sun
05. Hanging By Time
06. Culling The Herd
07. The Lst Psalm To Silence
08. The Good Night Sky
09. Headlight
10. Black Wind
11. All Good Things

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool