Drive She Said
Pedal to the Metal

2016, Frontiers Records
AOR

Se c'è una cosa che non si può negare e su cui molte persone sono pronte a mettere non una ma ben due mani sul fuoco è la caparbietà con cui certe band dimostrano di non avere nessuna voglia di uscire da quel pantano fatto di glitter, lacca per capelli - il buco dell'ozono c'è per un motivo del resto - e spandex che furono gli anni 80 del secolo scorso.
Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 15/04/16

I Drive She Said ormai ci hanno piantato le radici e "Pedal To The Metal" ne è la pacchianissima - in senso positivo - dimostrazione. Veloce, pieno di synth e schitarrate, power ballad dal sapore di Night Ranger che non avrebbero sfigurato nella colonna sonora di "Rock Of Ages", fin dal primo accordo di "Touch" è come prendere una macchina del tempo e ritrovarsi nel 1984. Non in 1984, l'INGSOC non c'entra, ma proprio l'anno di uscita del disco dei Van Halen.


"Pedal To The Metal" riporta in pompa magna i frizzi e i lazzi del migliore glam che girava a quei tempi, prende il concetto stesso di glam e lo rispolvera, lo pulisce, da aria ed ecco che ne esce un gioiellino. Sfido chiunque, amante del genere - o anche solo simpatizzante - a non avere un piccolo sussulto al cuore di nostalgia canaglia durante l'opener e la title track. Per non parlare di "Rainbows And Hurricanes", gioiellino a mezza via tra il pieno stile Bon Jovi e una sonorità un po' più corale tipica dei già citati Night Ranger.

In questo disco non c'è un assolo fuori posto, una nota sbagliata, una linea vocale banale o una canzone in odore di filler. C'è un posto e un momento per qualunque cosa, dalla goliardia più pacchiana e ilare - vedi la title track - al duetto acustico che ha più il sapore da boy band anni 90 e che nonostante tutto non stona perchè riescono a farci stare anche quello. In un disco col piede pesante piantato sull'acceleratore c'è posto anche per un attimo più rilassato che suona veramente come un pezzo dei Backstreet Boys dei tempi d'oro se lo si sa fare bene. E sì, i Drive, She Said lo sanno fare molto bene. Questo disco meriterebbe di essere ascoltato anche solo per l'utilizzo dei synth, eccezionale.

Quindi spazio alla nostalgia e al revival, tirate fuori i fuseaux zebrati, i calzettoni e le canottiere più tamarre che avete in casa, se avete vissuto - o avreste voluto vivere - il decennio che elevato la frase "sesso, droga e rock and roll" a vette epocali - grazie Motley Crue - questo è decisamente il disco che fa per voi. Non è un capolavoro, ma già solo il fattore amarcord che arriva di prepotenza e ti stordisce, è abbastanza per poterlo apprezzare per quello che è: un piccolo gioiellino di AOR come non se ne sentiva da un po'.





01. Touch
02. Pedal To The Metal
03. In R Blood
04. Said It All
05. Writing On The Wall
06. Rainbows And Hurricanes
07. Love Will Win In The End
08. Rain Of Fire
09. In Your Arms
10. IM The Nyte
11. Lost In You
12. All I Wanna Do

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