"Pedal To The Metal" riporta in pompa magna i frizzi e i lazzi del migliore glam che girava a quei tempi, prende il concetto stesso di glam e lo rispolvera, lo pulisce, da aria ed ecco che ne esce un gioiellino. Sfido chiunque, amante del genere - o anche solo simpatizzante - a non avere un piccolo sussulto al cuore di nostalgia canaglia durante l'opener e la title track. Per non parlare di "Rainbows And Hurricanes", gioiellino a mezza via tra il pieno stile Bon Jovi e una sonorità un po' più corale tipica dei già citati Night Ranger.
In questo disco non c'è un assolo fuori posto, una nota sbagliata, una linea vocale banale o una canzone in odore di filler. C'è un posto e un momento per qualunque cosa, dalla goliardia più pacchiana e ilare - vedi la title track - al duetto acustico che ha più il sapore da boy band anni 90 e che nonostante tutto non stona perchè riescono a farci stare anche quello. In un disco col piede pesante piantato sull'acceleratore c'è posto anche per un attimo più rilassato che suona veramente come un pezzo dei Backstreet Boys dei tempi d'oro se lo si sa fare bene. E sì, i Drive, She Said lo sanno fare molto bene. Questo disco meriterebbe di essere ascoltato anche solo per l'utilizzo dei synth, eccezionale.
Quindi spazio alla nostalgia e al revival, tirate fuori i fuseaux zebrati, i calzettoni e le canottiere più tamarre che avete in casa, se avete vissuto - o avreste voluto vivere - il decennio che elevato la frase "sesso, droga e rock and roll" a vette epocali - grazie Motley Crue - questo è decisamente il disco che fa per voi. Non è un capolavoro, ma già solo il fattore amarcord che arriva di prepotenza e ti stordisce, è abbastanza per poterlo apprezzare per quello che è: un piccolo gioiellino di AOR come non se ne sentiva da un po'.