La parziale delusione dell'artwork, comunque, non ne stinge il molto azzeccato simbolismo: la creatura mostruosa e grottesca, guardiano leggendario delle cattedrali gotiche, appare ora ritratta sulla sommità di un moderno grattacielo, quasi a costituire un anello di congiunzione tra un passato e un presente dominati dalla stessa oscurità e dai medesimi presentimenti di una signora Morte il cui potere assoluto viene sottolineato sin dal titolo dell'opera.
Un nesso temporale che lega altresì la scena old school del metallo nero al songwriting di un quartetto subito pronto ad assorbire, in "Muspelhems Vrede" e "Sulphurous Wrath", la violenza cupa dei Dark Funeral e le tessiture ariose dei Dissection. Spuntano i Limbonic Art all'interno delle partiture articolate di "Chiptorean Demon" e gli Impaled Nazarene nell'energia anarchica di "Neonaticide", mentre il taglio dark/progressive di un'altrimenti frenetica "She Who Dwells Beyond The Branches" e la carica epic heavy di "Draugr" dimostrano come il gruppo riesca a cogliere anche barlumi di discreta originalità. Stazionano sul versante dell'orecchiabilità e dei cambi di ritmo, invece, "In The Shadow Of Webbed Wings" e la fluviale "Dödens Makt Är Stor", brani che, strutturati seguendo l'esempio degli ultimi - e non eccezionali - Naglfar, intrattengono senza stupire.
Forse una migliore rielaborazione delle fonti permetterà ai Burning Darkness di emergere dalla pletora di formazioni estreme che oggigiorno nascono e periscono nel giro di qualche anno: la buona strada tracciata in "Dödens Makt" necessita, per forza di cose, di ulteriori aggiustamenti.