Earth And Pillars
Pillars I

2016, Avantgarde Music
Atmospheric Black Metal

Un viaggio lungo un'ora che non chiude i passi, ma li libera. In atto e potenza
Recensione di Marco Migliorelli - Pubblicata in data: 01/02/18

Appena quattro anni di vita per gli italiani Earth and Pillars e la regolarità di un percorso musicale introspettivo che unisce alla ruvidezza del black metal la raffinatezza di un approccio lirico e atmosferico sincero e personale. Se nel primo album "Earth I", filtrando anche un suggestivo richiamo al Montale di "Mediterraneo", il viaggio procedeva nel cuore degli elementi, alla ricerca di un contatto profondo con essi, con questo nuovo "Pillars I", le atmosfere si dilatano verso una ulteriore e più spiccata apertura spirituale. Quella degli Earth and Pillars è musica che si propaga per sottrazione. Così nella prima traccia, "Pillars":

 

"For the silence of the ages Thou withstand
As the sound of Thy chant here descends"

 

Ancora una volta troviamo pochi brani dal minutaggio importante, nominati da singole parole luminose che riverberano nelle ampie circonvoluzioni musicali di un black metal che evolve in cambi di tempo lenti, discretamente percettibili. La voce stessa è un sussurro, nell'ossimoro di uno screaming cadenzato, introspettivo.

 

Rallentamenti improvvisi, come nella terza traccia, "Solemnity", in cui la voce goccia parole e recita il verso che a sua volta nacque dal grembo rilkiano del "Libro d'ore", conferiscono all'opera una profondità maggiore rispetto al più diretto, ruvido, ugualmente suggestivo predecessore. Battuto dai venti d'altura, il debut album, Earth I appare roso dal tono millenario di un black-ambient appena più marcato che in questo nuovo "Pillars I" ammicca agli orizzonti del doom, come accade nell'ultimo brano dell'opera, "Penn" ma senza sostanzialmente spezzare l'importante filo di continuità fra i due lavori.


La musica s'intreccia ai testi. Quattro lunghi brani. Quattro brevi liriche adattate dai componimenti poetici di Rainer Maria Rilke, nella traduzione di J. Lemont: una musicalità diluita nell'ampia, lineare strutturazione dei pezzi. Immancabile, a livello sonoro, la presenza dell'elemento naturale che rappresenta il mistero di questa terra che asseconda la spiritualità della ricerca. Una spiritualità che affronta le tempeste del dubbio e trascende la dottrina per aprirsi ad una sensibilità totalmente "aperta e udibile", per dirla con le parole di un altro grande poeta, Paul Celan.

 
Il riferimento a Celan è voluto e non casuale. Nella sua poetica ricorre spesso il "bianco", quello della neve. Qui il bianco e la neve introducono un terzo elemento chiave, artisticamente rilevante, nella fruizione di "Pillars I": l'edizione in formato A5, una caratteristica, curata e fondamentale costante di alcune release a nome Avantgarde, introduce l'aspetto visuale con un taglio più ampio e completo. Fotografie di paesaggi montani nitide, in una tonalità del bianco che non acceca ma amplia lo sguardo, mentre gli scuri tendono al grigio tenue. Chiare spiccano le parole dei testi sul fondo bianco. C'è spazio tanto per gli occhi, quanto per la mente nell'espandersi dell'ascolto.


"Feral melody, come forth from the stars
Cherish me in eternity's silent waves"

 

Versi con i quali si può riassumere la musica di Earth And Pillars: uno sfondo ruvido, di black metal i cui orizzonti vengono ampliati da aperture doom e ambient che non appesantiscono anzi, lasciano i brani librarsi come a mezz'aria. Le atmosfere di "Pillars I", infatti, si chiudono solo in quanto premesse di nuove aperture percettive, come di cieli montani: nel bianco ci si perde ma in una ampiezza che è "thy sight, no eyes", uno sguardo oltre la vista materiale. Un viaggio lungo un'ora che non chiude i passi, ma li libera. In atto e potenza.





01. Pillars
02. Myth
03. Solemnity
04. Penn

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