Gli Electric Age offrono un southern rock ricercato ed evoluto, che tende una mano ad un heavy metal in bilico tra lo Stoner e la psichedelia.
In “Sleep Of The Silent King” riff ripetitivi e ricorrenti conducono, insieme ad una batteria estremamente presente, una ritmica orecchiabile ma, a suo modo, complessa. Originali arpeggi di chitarra si alternano a pennate secche e distorte. Il risultato finale è una linea melodica complicata che, se frazionata, si scopre essere composta da diversi elementi estremamente semplici.
L’elaboratezza tematica va di pari passo con l’ecletticità della composizione e rappresenta uno dei principali punti di forza dell’album. Lunghe introduzioni strumentali e pochi, atmosferici elementi sinfonici fiondano l’ascoltatore nel mezzo di un sogno vago e sfocato; lo stesso che viene introdotto dal castello avvolto nella nebbia rappresentato sulla cover dell’album.
Il compito di condurre l’ascoltatore al cospetto del castello avvolto nella nebbia è lasciato all’introduzione strumentale, “The Threshold”, mentre la ritmica lineare ed asciutta di “Shaperd And The Raven” ne apre le porte.
Ogni strumento si alterna la parte da protagonista, grazie ai numerosi intermezzi sparsi per tutto l’album: si va dall’oscura linea di basso che regge “The Witch” alla batteria impazzita che apre l’energica ”Black Gallons”, passando per la chitarra acustica che conduce la ballad “Priestess”.
Da sottolineare l’assoluto protagonismo della voce calda ed energica di Shawn Tucker, che attribusce un’indiscutibile personalità all’album.
“Sleep Of The Silent King” è strutturato in modo semplice e complesso allo stesso tempo. Per questo motivo si tratta di un album facilissimo da apprezzare.