Electric Sarajevo
Madrigals

2013, Autoproduzione
Alternative Rock/Elettronica

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 27/03/13

Macerie, lacrime, sangue. Sono le istantanee che vengono immediatamente alla mente leggendo il nome di Sarajevo, teatro negli anni novanta di un conflitto di scarso interesse per le alte sfere delle politiche mondiali e dunque lasciato, senza ostacoli, a continuare la sua folle corsa, a crearsi la sua lunga scia di lapidi. Immagini forti, desolanti, quelle rievocate da questo collettivo romano che al nome della città balcanica antepone l’attributo Electric, riviste però sotto una luce nuova: un’allegoria della vita, delle passioni che la animano, dell’amore.
  
E’ sostanzialmente l’amore, visto in tutte le sue forme, che ci viene raccontato in "Madrigals", opera prima di un quartetto di formazione recente ma composto da gente d’esperienza, già messa precedentemente in mostra in altre band della scena capitolina (Kardia, Muven, Barnum Freak Show). Nove tracce costruite sapientemente su basi di drum machine e su un’onnipresente tastiera che dà un tratto leggermente synth-pop, ma mai stucchevole, al’intero lavoro. Il tutto intessuto di chitarre vivaci che si rifanno un po’ all’alternative rock conterraneo, con qualche deciso richiamo ai Klimt 1918 dei fratelli Soellner (i quali, non a caso, figurano entrambi come ospiti sul disco), un po’ al post-rock estero, con melodie delicate in stile God Is An Astronaut, di cui la strumentale title track è un efficace esempio. Un’impalcatura d’ottima fattura, su cui si dispiegano vocals per gran parte del tempo sospese in tonalità cupe e opache (splendido il trip onirico sull’introduttiva “Lost, Impero”), che ogni tanto si lanciano però in scatti di maggiore emotività, come i cori a due voci di “City Dream” o gli scream sulla conclusiva “If You Only Knew”, un pezzo diretto e coinvolgente, scelto anche come singolo.
  
Gli Electric Sarajevo mostrano di saper costruire un’ottima alchimia tra elementi d'estrazione ben diversa, e lavorano di fino nell’infondere caldi tocchi d’umanità tra le note elettroniche dei synth. Ma mentre in alcuni pezzi il meccanismo funziona alla perfezione, in molti passaggi finisce per incepparsi, ed emergono tutte le lacune di quest'esordio: una voce sufficiente ma fin troppo monocorde, testi scritti e cantati in un inglese decisamente sbilenco, una ripetitività di fondo che non degenera in noia soltanto grazie alla breve durata dell’LP. "Madrigals" resta, comunque, un debutto incoraggiante e un più che buono punto di partenza. La speranza è che l’autostrada dipinta nella sua splendida cover non sia sempre rettilinea e uguale a se stessa, ma abbia in serbo per la band capitolina quelle curve e quegli scossoni che potranno permettere ai futuri lavori di lasciare veramente il segno. 




01. Lost, Impero

02. Watercolours

03. A Revelation

04. City Dream

05. The Worst Lover

06. Teresa Groismann 

07. The Sky Apart

08. The Madrigal

09. If You Only Knew

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