Elettronoir
E che non se ne parli più

2014, Autoproduzione
Pop

Recensione di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 31/12/14

Se c'è una scena, in Italia, il cui ascoltatore proprio non può lamentarsi, è la new wave/indie/pop elettronico o chiamatelo come più vi piace. E allora cosa è meglio di 18 (DICIOTTO) tracce per soddisfare le proprie voglie campionate?


Gli Elettronoir sono una formazione attiva da diversi anni, ed "E Che Non Se Ne Parli Più" è il loro quinto album in studio. Tematiche "brillanti" e fresche, con una punta di moderna malinconia, sotto tappeti elettronici per un album vestito a quadri e con gli occhialoni da hipster. L'ascolto è effettivamente piuttosto semplice (e si ricordi che questo è un pregio); le canzoni sono corte e sufficientemente varie e vive per permettere di arrivare alla fine senza particolari difficoltà.
A livello musicale, ci troviamo davanti a due voci intonate, "intelligenti", ma inflazionate a non finire, che cantano melodie inflazionate sotto arrangiamenti inflazionati e testi il cui carattere è...indovinate come. Che questo però non scoraggi l'ascoltatore: ogni canzone è molto orecchiabile, i testi risvegliano comunque l'attenzione e, benchè ogni difetto tipico della musica hipster (difetto poi?) sia ben presente, chi riesce a superare il piccolo fastidio di quel sentore generale di presunzione si gode della musica carina.


A livello squisitamente compositivo gli arrangiamenti sono sì elettronici e interessanti, ma proprio nulla di innovativo -anche qua, si prenda con le pinze: non è necessariamente un difetto-, e risulta un pochino ridondante l'esasperato tema della melodia vocale doppiata da un suono di piano.
Comunque, l'album, facente parte di una trilogia basata sul solito, tritissimo concept di "storie di ragazzi di vita" (sic), risulta estremamente coerente con quanto anticipato: effettivamente ogni canzone è un piccolo romanzo (indie, ovviamente), una storia che può sbattere in faccia a moltissime produzioni musicali odierne una pertinenza e una logica che le danno un inizio e una fine.

 

 

Andando nello specifico, l'album parte molto bene con un'opening track potente e perfetta come "ouverture", "Saturazione", fra melodie totalmente assimilabili alla musica elettronica più classica e una parte in parlato che, alleluja, non risulta forzata o patetica. Vengono introdotte le singole voci dalla seconda track, "Rio", spudoratamente indie pop per musica e testi, dalla dolce accoppiata di classicone già ascoltato da qualche parte e originale regalino.

Ad esso segue una delle track più forti del disco, "Lettere Dal Margine", pezzo onestamente di ottimo livello, al netto di un testo un po' indecifrabile e un po' troppo autotune per una voce come già detto non originalissima ma decisamente di qualità come quella di Giorgia Lee Colloridi. A proposito del testo indecifrabile, si consiglia di farsi un giro sul sito della band per capirci molto di più, e anche per godersi molto contenuto e una sinossi iniziale in pieno stile narrativo indie.
La voce maschile di Marco Pantosti, emerge, suadente e fin troppo intellettuale, in "Avanti", che riprende il carattere più malinconico delle prime tracce.


Poche le canzoni di virata rispetto all'environment musicale finora profilato: parecchie canzoni "caramella", dalla durata molto ridotta, buona musicalità; ci si spinge forse un minimo verso lidi più pesantucci, dal punto di vista arrangiativo. Si consideri comunque quest'album come una raccolta tematica e non come un disco indipendente; chiuso con "Esultiamo Con Pertini", brano forse troppo intellettuale per chi scrive, ma più verosimilmente di dubbia utilità; e con una delle canzoni più lunghe dell'album, Solea, dai toni melanconici e cantata in un francese che può far urlare al clichè ma trova in realtà il suo spazio come chiusura -particolarmente oculato il posizionamento di questa track.


In ogni caso, musica del genere, che può non soddisfare le morbosità strumentistiche dei musicisti più veraci, si presta benissimo all'orecchio di chiunque ne sappia superare i difetti...o crogiolarsi in essi. Pescando in così tanta musica, fra l'altro autoprodotta (e benissimo), dubitiamo che non si trovi qualcosa che valga la pena ricordare, magari in un momento di vita qualsiasi; e se non fosse per una certa ridondanza e bassa originalità in termini di arrangiamento ci si troverebbe davanti ad un prodotto davvero delizioso...In attesa del film pieno di inquadrature in primo piano a cui l'album farà da colonna sonora.

 





01. Saturazione
02. Rio
03. Lettere dal margine
04. Asfalto
05. Avanti
06. Arbre Magique
07. Intervallo
08. New Wave
09. La nostra stanza
10. Tutta colpa vostra!
11. Alì Bumaye
12. Il brigatista
13. Domenica mattina
14. La zona
15. Lo straniero
16. Parigine
17. Esultiamo con Pertini!
18. Solea

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