Valborg
Endstrand

2017, Prophecy Records
Doom/Death Metal

Un disco per pochi adepti capace però di evocare immagini sonore con un uso minimalistico di musica e testi.
Recensione di Roberto Di Girolamo - Pubblicata in data: 19/04/17

Quello proposto dai Valborg in questo "Endstrand" è un doom metal rumoroso che si muove tra trincee polverose, connesse da venature death incise in tedesco. Dopo ormai diversi full-lenght e collaborazioni all'attivo, l'ensemble di Bonn decide di rendere più concisa la propria offerta sia nella varietà che nella durata, limitando le sperimentazioni (diciamo eliminandole del tutto) e il minutaggio dei singoli brani. Il risultato di questo processo di snellimento è un disco semplicissimo negli intenti e nell'ossatura, ma non per questo artisticamente banale. La formazione germanica è stata infatti capace, utilizzando pochi ma ben escogitati elementi, di creare un universo artistico entro cui calarsi. C'è da dire che ovviamente per i non addetti di sonorità estreme, ripetitive e lineari arrivare a fine tracklist non sarà affatto un'impresa da poco: le melodie si contano infatti sulle dita di una mano e sono sommerse da tonnellate di feedback, distorsioni, tempi dilatati e grida monocorde.

Eppure, nonostante questo, è difficile non farsi coinvolgere da brani come "Blut am Eisen", un pezzo così quadrato e teutonico da far sembrare i Rammstein una banda di giovinetti romantici latini, o da un monolite psicotico come "Stossfront", in cui ogni palm mute di chitarra è fonte di distorsioni e risonanze, creando un loop sgraziato e piacevolmente urtante. "Bunkerluft" è poi altro highlight del disco che raffigura alla perfezione terre aride ma funestate da un vento grigio immune ai pallidi spiragli di sole, per non parlare dell'opener "Jagen", brano che apre il disco con una forza d' impatto paragonabile a quella di un ceffone in pieno volto dato con un guanto di cemento armato il giorno del proprio compleanno.


La produzione è perfetta per il tipo di materiale ed efficace per i propositi della band: è arida, polverosa, distorta e caratterizzata da un suono sordo e secco della batteria, da chitarre granulose (spesso e volentieri in territori da feedback) e da una voce urlata e distorta.


Nonostante il colore mono-tinta dell'opera, ci sentiamo di consigliare "Endstrand" ai fan delle sonorità più dilatate e estreme. In una scena metal sempre più laccata, sintetica e tirata a lucido, ci sono ancora gruppi capaci di fare un buon lavoro riuscendo a condensare un messaggio tramite un minimalismo assoluto fatto semplicemente di mestiere, coordinate stilistiche definite e tante cattive intenzioni sonore.





01. Jagen
02. Blut am Eisen
03. Orbitalwaffe
04. Beerdigungsmaschine
05. Stossfront
06. Bunkerluft
07. Geisterwürde
08. Alter
09. Plasmabrand
10. Ave Maria
11. Atompetze
12. Strahlung
13. Exodus

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