Engineers
Always Returning

2014, Kscope Music
Dream Pop

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 08/09/14

Una grossissima insidia, nel mondo della musica, è la disparità di qualità tra le varie parti di un'opera, capace di funestare irrimediabilmente la resa dell'intero insieme. Capita, volendo fare una separazione molto superficiale tra componenti, che atmosfere ineccepibili siano sfavillanti scenari per cantati insopportabili, tanto spesso quanto voci splendide sono costrette a farsi largo tra tremende maglie strumentali. Fortunatamente, però, ci sono casi come il quarto album degli Engineers, che colpiscono per l'armonica simmetria con la quale strumenti e voce riescono ad attestarsi esattamente sullo stesso livello qualitativo. Essendo, infatti, ugualmente agghiaccianti.

 

Languidi, slavati tessuti chitarristci, composti d'arpeggi acustici e lenti bending chillout-sounding di elettriche, s'uniscono a dozzinali elettroniche da dream pop, formando un tappeto musicale tremendamente inoffensivo ed omogeneo, spesso eccessivamente sintetico e impalpabile (qualche ripresa, sotto questo punto di vista, s'ha soltanto all'inizio di "It Rings So True" o nella strumentale "Innsbruck"); voci sussurrate e filtrate fino all'inverosimile (appannaggio, dal momento dell'abbandono del vocalist Simon Phipps, del chitarrista-bassista-produttore Mark Peters) lasciano, alla fine dell'opera, con la sensazione d'aver ascoltato per una quarantina di minuti i lamenti d'un androide tabagista.

 

Sporadici elementi additivi, nessuno dei quali realmente valido, compaiono comunque tra una traccia e l'altra: le sovrapposizioni vocali a opera di Sophie McDonnell, apparentemente impegnata in una gara con Peters per quale riesca ad essere la voce più acromatica, perdendo ai punti ma dando comunque accesa battaglia; l'incedere più movimentato e quasi danzereccio di "Searching For Answers", e le sonorità da videogame arcade di "Smoke And Mirrors"; gli incerti tocchi di piano -che accendono quasi la speranza che un errore tecnico abbia portato a masterizzare una traccia di Antonello Venditti al posto di 5 minuti dell'album- di "Smiling Back" o "Drive Your Car"; elementi che non spostano d'una virgola il giudizio su "Always Returning", album noioso e apparentemente interminabile, perfetto esempio di quanto insopportabilmente vacuo possa farsi lo shoegaze nelle sue peggiori incarnazioni.





01. Bless The Painter
02. Fight Or Flight
03. It Rings So True
04. Drive Your Car
05. Innsbruck
06. Searched For Answers
07. Smiling Back
08. A Million Voices
09. Smoke And Mirrors
10. Always Returning

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