Enter Shikari & Hospital Records
The Mindsweep: Hospitalised

2015, Hospital Records
Dubstep

Un Remix in salsa Drum And Bass decisamente semplice e canonico.

Recensione di Giovanni Maria Dettori - Pubblicata in data: 19/10/15

Diciamocelo: i Remix degli Album, specie quando si parla di Rock, non sono mai stati lavori sensazionali. Anzi...


Difatti non fa eccezione nemmeno "The Mindsweep: Hospitalised", nato dalla collaborazione di Enter Shikari e Hospital Records, Label britannica indipendente che produce numerosi artisti Drum'n'Bass e Dubstep, i generi elettronici da sempre più graditi non solo alla band stessa, ma a tutto il mondo dell' Hardcore.

 

I Remix rispettano i canoni del genere. Tastiere elettroniche, drop brutali, linea ritmica puntuale e profonda, ma niente di più: parecchie tracce risultano alquanto elementari e poco elastiche. E va bene che parliamo di un genere che si ferma al puro "intrattenimento" e che non cerca molto altro, ma non per questo dovevamo trovarci tra le mani un Remix così tanto canonico. L'arma per salvarsi dalla monotonia poteva trovarsi in una minima contaminazione o variazione, ma non di chissà quali generi: come insegnano infatti numerosi artisti D'n'B (Pendulum in primis) Electro, Dub, Dubstep, Noise possono rappresentare ottimi alleati contro il rischio (divenuto difatti realtà) di un prodotto eccessivamente standardizzato, e che si possa ascoltare da capo a fondo senza annoiare.

 

E' qui il problema. Difficilmente un Non-Fan degli Enter Shikari acquisterebbe un remix come questo. Anzi, ci viene da pensare che anche un qualsiasi appassionato finirebbe per perdere la curiosità di ascoltare queste rielaborazioni già a metà disco: tracce come "The One True Color" "Torn Apart" o "The Last Garrison", giusto per citarne alcune , finiscono per fare il loro semplice compitino, nel classico modello da 180 BPM con Intro, Accelerazione, Drop, Ripresa, Drop e Outro.
Non tutto va storto. "Myopia" o il primo estratto "Anaeshetist" si spingono un po' oltre, riuscendo a non risultare totalmente banali, stesso discorso per "The Bank Of England", i cui elementi noise, e le percussioni vicine al Trip-Hop, alzano l'asticella. Ma niente di più.

 

Forse siamo noi ad essere esageratamente critici? Alla fine si tratta di una rielaborazione a scopo ludico, che non ha alcun fine preposto, se non quello di far divertire un po', e magari far salire un po' di adrenalina mentre si corre con bolidi truccati nel prossimo Need For Speed... Ma nel momento in cui realizziamo che le singole tracce sono state remixate non da uno, non da due, ma da ben 12 artisti diversi viene un po' da ridere: vuol dire che almeno 9 di questi 12 cervelli hanno realizzato qualcosa di veramente tanto standardizzato e ripetitivo... Manco si fossero messi d'accordo, o copiati l'un l'altro.

 

Comunque nelle Setlist dei prossimi tour della band (tra cui quello incombente nei più importanti palazzetti britannici) la comparsa di uno di questi remix potrebbe far divertire il pubblico, e tutto sommato non sarebbe nemmeno un'idea così bislacca, visto che singolarmente i brani sono digeribili... Purchè sia uno solo, però!





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