Incontro insegnante-madre dell'alunno.
"L'alunno è capace ma sembra fare l'indispensabile".
Incontro madre dell'alunno-alunno.
"Ci vediamo a casa".
Il nostro preambolo non lascia alcun dubbio. Se noi, da recensori, possiamo identificarci come genitore dell'alunno, i finlandesi Entwine sono sicuramente il ragazzetto poco costante che pensa più ad ascoltare e scoprir musica. Sì, perché dalla band finlandese mai-stata-fin-troppo-sotto-i-riflettori, stavolta ci si aspettava qualcosa in più. Un qualcosa che dovesse risplendere dall'oscurità in cui è sempre vissuto. Dopo sei anni di totale silenzio, pare sia un ni.
Non passa inosservato come l'ultimo lascito -l'innocuo “Painstained”- ma non è certo immediato e convincente come “Fatal Design”. “Chaotic Nation”, in parte immediato, in parte innocuo. Perché scorre via, anche interessando, ma alla fine della fiera quel che rimane è solamente un riascolto, lo si fa anche volentieri in realtà, ma è veramente tutto qui. Dieci tracce che sembrano essersi lasciate dietro quel velo gotico tanto caratteristico delle precedenti uscite (eccezion fatta per l'intermezzo spettralmente efficace del singolo “Plastic World”). Dieci tracce che risaltano la longevità vocale del cantante Mika Tauriainen, fin dagli esordi, colonna portante dell'appeal non troppo complesso della struttura delle canzoni. Dieci tracce oramai lontane dalla sofferente liricità dei tempi che furono. Ma fosse stata questa la formula del ritorno degli Entwine, sicuramente ci si sarebbe lamentati. Ben vengano quindi l'apporto “fresco e moderno” al songwriting ed all'intero comparto strumentale che pur avendoli rivoluzionati, non ha distrutto quelli che sono gli elementi caratteristici.
" It's time to believe
in your soul "
Pur non essendo un capolavoro, “Chaotic Nation”, riesce comunque a resistere ai numerosi ascolti a cui è sottoposto. Resta il fatto che potrebbe sì, accontentare chi non credeva in un ritorno discografico della band finlandese. Qualcuno potrebbe invece chiedersi “è veramente tutto qui?”.