Candlemass
Epicus Doomicus Metallicus

1986, Leviathan Records
Doom

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 04/04/16

Doveva essere un gran posto in cui vivere la Svezia, prima di quella famosa rapina in banca che contribuì alla definizione scientifica della cosiddetta Sindrome di Stoccolma; fu tuttavia nel 1986 che la patria dello stato sociale, dei diritti civili e del bel vivere perse l'innocenza. Il 28 febbraio di quello stesso anno il primo ministro Olaf Palme venne ucciso in un agguato sotto casa sua, lasciando sgomento il paese intero dietro un mare di interrogativi e quesiti ancora oggi non del tutto chiariti. Un autentico shock per un paese in cui dormire con le chiavi attaccate alla toppa era ancora la regola e in cui Stieg Larsson e i giallisti scandinavi erano ancora di là da venire.
 
La terra che fino ad allora aveva esportato nel mondo gli Abba, Yngwie Malmsteen e gli Europe inizia a scorgere il proprio lato oscuro anche sul versante musicale. "Epicus Doomicus Metallicus" esce per puro caso quattro mesi dopo quegli infausti eventi e diviene l'espressione più nitida e veritiera di stati d'animo fino ad allora pudicamente nascosti sotto il tappeto: depressione, oscurità, misantropia, i luoghi comuni di una terra intera spiattellati su un pentagramma dai suoni crudi e opprimenti. A concepirlo sono i Candlemass, un trio di giovanotti provenienti dalla capitale scandinava con una formazione instabile guidata dalla leadership silenziosa del bassista Leif Eidling. Qualsiasi digressione sul disco non può che iniziare dalla opener "Solitude", brano presto divenuto l'archetipo del doom metal, con un riff rubato ai Black Sabbath più sinistri accompagnato da atmosfere heavy e opprimenti. "Hate is my only friend pain is my father" è la scritta sullo stipite di quella che rappresenta ancora oggi la porta di accesso principale all'universo doom. L'ultima canzone uscita dalle sessions per uno scherzo del destino è diventata anche quella più rappresentativa: nel calderone dei Candlemass entrano mito e fantasy, esoterismo e horror, il riff articolato di "Demon's Gate" fu ispirato dal film di Lucio Fulci "E tu vivrai nel terrore!" che riscosse gran successo fuori dai patrii confini e in particolare in Svezia, se pensiamo che fu omaggiato persino gli Europe con "Seven Doors Hotel". A sfogliare il booklet si fa fatica a riconoscere i nuovi profeti dell'oscurità, piuttosto sembra di trovarsi davanti un manipolo di giovani svedesi desiderosi di divertirsi fra alcool e pose tese a esaltare la bellezza vichinga. Una magia che si attenua sfogliando il booklet dell'edizione remasters dunque, per cui tanto vale chiudere gli occhi e abbracciare l'oscurità con il riff ipnotico di "Black Stone Wielder" e le atmosfere solenni di "Crystal Ball". La fortuna e la gloria dei Candlemass dipenderanno dalla voce e dalla silhouette dell'istrionico Messiah Marcolin, che entrerà in formazione con il successivo "Nightfall", ma le premesse del successo stanno tutte in questi solchi: fra passaggi per l'inferno, maghi, sfere di cristallo, querce millenarie, l'immaginario dei Candlemass tocca il suo climax nella conclusiva "A Sorcerer's Pledge", un brano che strappa via la pelle ancora oggi a partire dal testo: 
 
" Time stands still in these ancient halls
  Only the castle itself can tell what it keeps
  Dark are the secrets between these walls
 Hidden in shadows of death, while the sorcerer sleeps"
 
sono parole evocative, che non avrebbero lo stesso effetto senza il magico tocco di Johann Langqvist. La sua voce baritonale spalanca le porte di un mondo sinistro, degno erede di quello a suo tempo creato dal Sabba Nero. Il dato non è così scontato come potrebe apparire oggi: i Black Sabbath all'epoca erano di fatti spariti, relegati al semianonimato in mezzo alle sonorità scintillanti degli eighties. La musica veniva tramandata tramite i dischi o tramite le band che decidevano in qualche modo di recuperare le idee del decennio precedente, esattamente quello che hanno fatto i Candlemass all'epoca. Johan Langqvist lascerà la compagnia da lì a poco per dedicarsi a tutt'altro genere; il ritorno di fiamma ci sarà, del tutto inaspettato, nel 2010, per uno special show al Keep It True Festival interamente dedicato ad "Epicus Doomicus Metallicus". Ci si mise di mezzo madre natura con il vulcano Eyjafjöll a rompere l'incantesimo e annullare la partecipazione al festival tedesco, l'unica cosa capace di arginare  la forza primordiale dei Candlemass e del loro debutto.




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