Equilibrium
Armageddon

2016, Nucelar Blast
Folk Metal

Ottimo death metal, melodie folk ed epicità a volontà. Una ricetta che pare funzionare ancora una volta senza esclusione di colpi.
Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 13/08/16

Articolo a cura di Valentyn Koval

 

Non si fa attendere troppo "Armageddon", il nuovo album dei nostri guerrieri teutonici Equilibrium, che giunge a soli due anni da "Erdentempel". Ed eccoli che senza timore sfoggiano la loro solita e ormai nota ricetta di successo, che tuttavia non ha effettive necessità di modifiche ed innovazioni. L'arrivo di questo disco è come ordinare un gustoso piatto al ristorante: non è detto che ci stupirà perché sappiamo cosa abbiamo ordinato, ma sappiamo alla perfezione che difficilmente sarà un piatto da scartare, come gli Equilibrium ci dimostrano album dopo album, incalzanti più della loro stessa musica.

 

Come dice il brano "Born To Be Epic", gli Equilibrium sono nati per questo e per questo moriranno. L'epicità del disco, come le emozioni che trasmette, non faticano affatto a raggiungere i capolavori - perché è di capolavori che si tratta - precedenti. Dopo un attento ascolto, pare che nessuna canzone sia stata scritta al solo scopo di completare il lavoro finale: solo scelte accurate di melodie e ritmi che hanno il potere di travolgere di entusiasmo e trasportare in un mondo parallelo anche chi non ha mai sentito nemmeno un loro lavoro. Grande sorpresa sull'orizzonte dei testi che stupiscono con ben quattro canzoni in inglese nello stesso disco, rispetto alla media di una canzone sola nei quattro dischi passati. Il resto come sempre è nella loro lingua nativa.

 

Il sound generale del disco è decisamente piacevole. Ascoltandolo sembra davvero di marciare verso l'eterna gloria, tra cattiveria di spunte black e la dolcezza di melodie epiche che potrebbero essere colonne sonore degli happy endings delle nostre fantasie. Il disco è marchiato dal potente growl di Robert Dahn, dai riff pesanti di Rene Barthiaume e dalla batteria abbastanza lineare di Tuval Refaeli, studiata proprio per accompagnare le melodie folk che sono la colonna portante dei brani, e vede per la prima volta la partecipazione di Jen Majura al basso e di Dom R. Crey alla chitarra. Il risultato è un sound compatto e solido che trascina in un irresistibile headbanging. Le tracce si susseguono senza nulla di insolito, eccezion fatta per "Helden" che a metà canzone sfoggia un richiamo all'elettronico salto di Super Mario e che ci fa pensare al perché di tale suono. Ma la risposta arriva in 10 secondi esatti, catapultandoci in una sala giochi anni 80, dove forse loro hanno pagato un gettone per farci fare un "salto" nel passato, spezzando la routine e facendoci fare anche una risata dopo averci sovrastato con un album melodic death degno di essere ascoltato.





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