Five Finger Death Punch
F8

2020, Better Noise Records
Groove/Alternative Metal

Dopo il successo ottenuto con il recente tour europeo sold out, ora è il momento di "F8", l'atteso nuovo capitolo dei Five Finger Death Punch.
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 17/03/20

Non sempre nel nostro Paese, quando parli di alternative o nu metal raccogli consensi tra i fan storici del genere. Questo ha certamente giocato un ruolo nella freddezza, se non diffidenza, con cui i vecchi metallers old school hanno accolto, con poche eccezioni, le disinvolture melodiche della scena alt-metal del primo decennio del nuovo millennio: Disturbed, In Flames 2.0 e, appunto, FFDP. Nel corso degli anni successivi, invece, tale tendenza si è decisamente invertita.


Di chi si parla quando si dice Five Finger Death Punch, e qual è il peso specifico di "F8", loro ultima uscita? Parliamo di una band che ha accumulato negli ultimi anni oltre tre miliardi di stream e due miliardi di visualizzazioni video, risultando la terza highlight per consumi totali (vendite e stream) nell'hard & heavy a livello mondiale, superata solo da Metallica e AC/DC, e che anche in Italia è riuscita senza dubbio a ritagliarsi grande spazio. 

"Inside Out", il primo video-singolo tratto da "F8", conferma l'ottima salute dell'act di Ivan Moody e la tenuta della nuova line-up; già dalle prime note sappiamo cosa ci aspetterà: un mix di aggressione, groove, assoli dalle merlature epiche e la calda, confidenziale presenza vocale di Moody. Una produzione attenta alle dinamiche confeziona abilmente il brano e fa da appetizer a un lavoro che, oltre a proseguire la formula vincente messa a punto nel precedente, vuole imporsi come una tappa di crescita personale.
Dice Zoltan Bathory, lead guitarist, alla stampa: «Abbiamo avuto un paio di anni di grande successo, ma tumultuosi come band. Non solo abbiamo resistito alla tempesta ma siamo usciti meglio che mai. La band era concentrata e sobria in fase di registrazione, questo è il nostro album più importante fino a oggi e rappresenta la rinascita, la progressione, la trascendenza sia personale che musicale». Così sembra suggerire l'enigmatico titolo, che evoca diverse assonanze (tipo: f-aith; f-ate; f-hate eccetera, oltre che richiamare il simbolo matematico dell'infinito). Ivan Moody si spinge al punto di parlare di "album dell'assoluzione": «tutto ciò che ho fatto nella mia vita porta a questo momento».


Tanta gloria ha però un costo. Se nei primi lavori come "The Way Of the Fist" e "War Is The Answer" la componente metal - il rischio - era decisamente predominante, adesso risulta un ingrediente tra gli altri e non essenziale della loro ormai collaudata e levigata proposta sonora. Così, anche in "F8" troviamo le nostre aspettative non deluse e precisamente lottizzate in: diversi brani dalla struttura video/radiofonica prêt-à-porter come "Inside Out", "Leave It All Behind", e "Full Circle" che sembra lì già bella e pronta per un remix industrial o techno; altri che inferociscono (o sincopano) appena un po' un mid-tempo di marca hard rock (vedi "Living The Dream", "Bottom Of the Top", "To Be Alone"); le ballad come "Darkness Settles In", "Brighter Side of Gray" e "A Little Bit Off; e, appena riconoscibile nel magma generalista, un po' di metal da far alzare la pressione in "This Is War" e, a tratti, in "Mother May I (Tic Toc)" e "Scar Tissue". Alla bonus track "Making Monsters" l'onere degli ultimi ruggiti.

Insomma, il giudizio su questo lavoro dipende dal punto in cui lo si guarda. Per un orecchio più aperto alla contaminazione e meno integralista, le tracce alternano sapientemente un po' di assalto e di artiglio, variazione sul binomio da sempre accattivante "pistole & rose". Ciò detto, per dare a Cesare ciò che gli attiene, "F8" non mancherà di soddisfare le aspettative dei fan, a cui dà precisamente ciò che si aspettano.





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