Fabio Zuffanti
La Quarta Vittima

2014, AMS Records
Prog Rock

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 16/01/14

Ritrovarsi tra le mani, a metà gennaio, il più che probabile vincitore del titolo di disco prog rock dell'anno potrebbe sembrare alquanto pretenzioso, tanto più che mancano ancora undici mesi alla fine dell'anno, durante i quali potrebbe succedere di tutto. Ma una volta che si viene a conoscenza del fatto che l'album è firmato da Fabio Zuffanti, la prospettiva poc'anzi menzionata non risulta più tanto improbabile. Per quei pochi (ci si augura) che non sanno chi sia Fabio Zuffanti, basti dire che il prolifico musicista genovese, attivo in campo musicale dalla metà degli anni '90 dello scorso secolo, ha partecipato in maniera attiva ad un ampio numero di progetti musicali tra i quali spiccano per maggiore continuità Finisterre, La Maschera Di Cera e Höstsonaten, formazioni ricollegabili, per un aspetto od un altro, all'ambito progressive. Anche in ambito solista la carriera di Zuffanti non manca di stupire in fatto di prolificità, con quattro album a suo nome (ai quali si aggiunge questo quinto in uscita) ed altri sette realizzati sotto il nome Quadraphonic, che rimane comunque a tutti gli effetti un progetto solista di Zuffanti.

 

Il progressive risulta quindi un aspetto importante del DNA musicale di Zuffanti, tanto che per festeggiare degnamente i primi venti anni della sua carriera ha deciso di dare alla stampe il suo primo, vero album solista di prog rock. Per farlo si è circondato una all-star band di tutto rispetto, con musicisti che spaziano dall'ambito jazz a quello metal, dal rock al folk, dal funky al prog, capaci di dare quel colore e quell'atmosfera particolari a partiture che definirle solo progressive sarebbe riduttivo e le sminuirebbe. Il solo fatto di aver avuto a propria disposizione ben tre batteristi, di provenienze musicali diverse e perciò capaci di inserirsi con il proprio stile all'interno di brani che si distinguono per un approccio alla materia estremamente personale fa ben comprendere la profondità della proposta musicale di Zuffanti. Elencare tutti e quattordici i musicisti che hanno partecipato all'album sarebbe noioso e non porterebbe nessun vantaggio ai fini di questa recensione, ma citarne alcuni, come per esempio Paolo Tixi (batterista prog dei Il Tempio Delle Clessidre), Enzo Zirilli (batterista jazz che annovera svariate collaborazioni con artisti internazionali), Gian Marco Pietrasanta (Sax e flauto, già con i Blindosbarra e svariate altre collaborazioni) o Laura Marsano (chitarre) può dare meglio l'idea della cura con la quale Zuffanti è andato alla ricerca del giusto musicista da inserire come un tassello all'interno del puzzle di generi e sensazioni che è questo "La Quarta Vittima".

 

Concept album basato sull'opera "Lo specchio nello specchio", raccolta di racconti dello scrittore tedesco Michael Ende (noto ai più per il suo "La storia infinita"), il disco si apre con "Non Posso Parlare Più Forte", dodici minuti che ci mostrano tutta la maestria di Zuffanti e soci, ma soprattutto la bravura nel mescolare i generi. I Goblin appaiono nella loro veste più oscura all'inizio del brano per poi lasciare i riflettori ad un flauto impazzito che ci trasporta piano piano verso i Pink Floyd psichedelici e lisergici mostrati dall'assolo di chitarra della brava Laura Marsano, capace di proiettare l'ascoltatore verso lo spazio siderale prima della chiusura, lasciata nuovamente ad elementi prog più legati alla tradizione italiana anni '70. "La Certezza Impossibile" prosegue lungo il lato più oscuro già mostrato dalla traccia precedente, mostrandoci nuovamente un assolo di chitarra ancora debitore dei Pink Floyd. "L'interno Di Un Volto" è un qualcosa che non ti aspetteresti visti i trascorsi di Zuffanti, ovvero un brano molto più pesante, più sbilanciato verso lidi quasi metal, ma sempre senza rinunciare allo stile dell'artista genovese. "La Quarta Vittima" trascina l'ascoltatore in una folle jam session dove sono i fiati a correre a briglia sciolta fino al momento in cui la chitarra subentra nuovamente a riportare un minimo d'ordine. In "Sotto Un Cielo Nero" ci si lascia trascinare invece dall'esecuzione straripante e vicina all'ambito jazz di un pianoforte che apre e conclude il brano, lasciando la parte centrale al caos. Si sta avvicinando la conclusione dell'album e "Il Circo Brucia", con le sue involuzioni e i passaggi labirintici, ci trasporta lungo un percorso che riporta alla memoria i Van Der Graaf Generator. La conclusione di questo viaggio lungo quasi un'ora viene lasciata a "Una Sera D'Inverno", dove la tranquillità riprende il comando e rimette ordine dopo i burrascosi brani precedenti, così colma di un'atmosfera delicata e siderea, capace di trasportarci nuovamente nell'universo magistralmente dipinto da Zuffanti, dove fanno nuovamente la loro comparsa i Pink Floyd.

 

La bravura mostrata in ogni traccia di questo album è tale che è quasi impossibile muovere delle critiche a quest'ultima opera di Zuffanti. Venti anni di carriera nel campo della musica hanno portato a questo risultato che oggi è davanti agli occhi di tutti. I singoli strumenti, i singoli stili musicali si fondono perfettamente in queste sette tracce e sebbene le influenze musicali che hanno ispirato molti di questi brani siano lampanti, non si può certo parlare di un lavoro di semplice copia dei capolavori dei maestri, bensì di una rielaborazione ed integrazione all'interno di uno stile ben preciso, il punto di arrivo di venti anni di storia.

 

Se siete degli amanti dei Pink Floyd, o dei Goblin, o dei Van Der Graaf Generator, o di uno qualsiasi degli altri grandi gruppi che hanno fatto la storia del progressive, allora questo album farà la vostra gioia per i prossimi undici mesi di questo anno, senza temere la concorrenza di alcun altro disco di rock progressivo in uscita nel 2014.





01. Non Posso Parlare Più Forte
02. La Certezza Impossibile
03. L'interno Di Un Volto
04. La Quarta Vittima
05. Sotto Un Cielo Nero
06. Il Circo Brucia
07. Una Sera D'Inverno

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