Factory Of Dreams
Some Kind Of Poetic Destruction

2013, Prog Rock Records
Prog Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 12/07/13

Sono ormai sei anni che, a cadenza più o meno regolare, ho a che fare con un album dei Factory Of Dreams, il duo più strano che si possa trovare in ambito rock/metal. Due soli elementi, uno residente in Portogallo e l'altra in Svezia: mi sono sempre domandata come potessero riuscire a lavorare, date le distanze. Risposta? Ancora non lo so, ma sono sei anni che i due lavorano insieme e sei anni che fanno uscire un disco più bello dell'altro.
 
Dischi spiazzanti, particolari, difficili da assimilare, che possono richiedere anche una decina di ascolti per ingranare per benino e lasciare intravedere uno spiraglio di luce e di “normalità” in una musica che è tutto fuorché “normale”, per i termini dell'ascoltatore medio almeno. Forti delle loro capacità, Hugo Flores e Jessica Lehto vanno avanti senza paura per la loro strada e nella piovosissima primavera 2013 ecco che arriva “Some Kind Of Poetic Destruction”, album attesissimo da chi apprezza la band e anche da una certa frangia della critica che due anni fa ha tessuto le lodi del precedente “Melotronical” (me inclusa).
 
Ormai gli elementi tipici dei Factory Of Dreams sono diventati una sorta di formula perfetta per ottenere qualcosa di esplosivo, perché pur rimanendo saldamente ancorati ad un mix di prog metal improntato sulla ricerca della particolarità nel suono piuttosto che sulla pura velocità (che pure c'è, soprattutto in certi assoli di tastiera e synth) e musica elettronica nel senso più “vecchio” del termine - quella che affonda le radici in una certa frangia degli anni 80 - i Nostri sono sempre riusciti a rimettere mano a qualche dettaglio che rendesse ogni album particolare. Con “Melotronical” fu l'inserimento dei vocals maschili - per la prima volta abbiamo sentito la voce di Hugo - questa volta sono i guest. I loro dischi si somigliano, sono tutti collegati da vari aspetti (produzione, temi, anche solo i suoni dei synth utilizzati) ma differenti al contempo, soprattutto grazie ai testi.
 
Da bravo amante della fantascienza, Hugo Flores infarcisce le proprie produzioni di elementi sci-fi tipicamente nerd, e in questa occasione crea un mondo intero per un concept album che narra le vicende di un misterioso personaggio che ha nelle sue mani il destino di tutta l'umanità (è da poco passato l'infausto 21 dicembre 2012 e un tema di questo genere si sposa benissimo al periodo). Il tutto narrato in quasi 70 minuti di musica serrata, organica, ben scritta e suonata e cantata al meglio delle possibilità. Ascoltando “Some Kind Of Poetic Destruction” la prima espressione che viene in mente è la classicissima e anglofonissima “completely blown away”, che in italiano vorrebbe dire “completamente spazzato via”, ma non rende allo stesso modo. Esattamente come la musica dei Factory Of Dreams non renderebbe se eseguita in un qualsiasi altro modo. Basterebbe togliere uno o due degli ingredienti, anche un piccolo dettaglio infinitesimale e cambierebbe tutto. Forse in peggio.

Pollici quindi bene bene in alto per la strana coppia che da sei anni mi lascia esterrefatta ogni volta che un loro album viene pubblicato. E che mi mette in difficoltà, perché faccio fatica a mettere giù in parola scritta le sensazioni che la loro musica evoca, motivo principale dei ritardi cosmici con cui recensisco i loro album. Ogni volta. Ma rimanere senza parole davanti ad una qualsiasi espressione artistica, di qualsiasi genere, che sia musicale, cinematografica, pittorica o che, è sempre una bella sensazione.

“Some Kind Of Poetic Destruction” lascia senza parole. E con la voglia di riascoltarlo tante volte: provate a togliervi dalla testa “Dark Season”. Vi sfido.





01. Prelude
02. Strange Sounds
03. Escaping The Nightmare
04. Angel Tears
05. Seashore Dreams
06. Dark Season
07. Sound War
08. Hope Garden
09. Travelling
10. The Neutron
11. Join Us Into Sound
12. Playing The Universe
13. Seashore Dream (Videoclip Cut)

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