Five Finger Death Punch
The Wrong Side Of Heaven And The Righteous Side Of Hell Volume 1

2013, Eleven Seven Music
Alternative Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 24/09/13

Ogni tanto un po' di sana ignoranza ci vuole. In senso buono. Ignoranza nel senso qualcosa che va dritto al punto senza inutili fronzoli, boom, una bella sberla per l'animo.


Se parliamo dei Five Finger Death Punch è meglio parlare di pugni allora, e con “The Wrong Side Of Heaven And The Righteous Side Of Hell Volume 1” (“Volume 2” uscirà il prossimo novembre), i californiani tirano fuori un disco bello deciso, sparato dritto al punto alla massima velocità udibile all'orecchio umano via per quattordici brani (anche se le ultime tre sono rifacimenti con ospiti illustri di altre canzoni della tracklist) da godersi a suon di headbang e torcicolli che ne conseguono.


Bastano pochi ascolti per ritrovarsi a canticchiare pezzi come “Burn MF” o l'opener “Lift Me Up” che vede proprio in prima linea il primo grande ospite presente: niente meno che Rob Halford. E chi meglio dell'iconica voce dei Judas Priest per lanciare l'ascoltatore giù per un dirupo musicale come questo album? Nessuno. Da lì in avanti è un susseguirsi continuo di brani molto potenti, alcuni più riusciti, altri meno. Ce ne sono alcuni che restano per forza di cose più impressi nella memoria rispetto ad altri, come appunto le già citate “Lift Me Up” e “Burn MF”, e la title-track “Wrong Side Of Heave”, che dimostra anche un ottimo senso della melodia; altre invece che si dimenticano un po' più facilmente, come “I.M.Sin”, non proprio all'altezza del resto.


Di per sé “The Wrong Side Of Heaven And The Righteous Side Of Hell Volume 1” è, come si può intuire, un buon disco, ricco di sfumature, che incarna perfettamente la “poetica” dei Five Finger Death Punch, ma la decisione di riproporre ben tre dei brani già in scaletta alla fine dell'album con degli ospiti fa un po' storcere il naso. Pare quasi un voler allungare all'infinito il brodo, e questo mina la riuscita totale del CD. Rimane un buon prodotto, ma se si fossero fermati a 11 tracce sarebbe stato anche meglio. Meno forzato.





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