Fleet Foxes
Fleet Foxes

2008, Sub Pop
Folk Rock

Un disco da tramandare ai posteri, come la saggezza popolare...
Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 07/01/14

Per fortuna che in quel di Seattle non si vive di solo grunge. E per fortuna che gli insegnamenti maturati grazie alla rivoluzione musicale degli anni '60 non sono rimasti inascoltati. Altrimenti non avremmo mai potuto godere dei Fleet Foxes e dei loro dischi e, forse, avremmo continuato imperterriti ad associare il nome di questa città alla scena che a cavallo tra gli anni '80 e '90 diede i natali a Pearl Jam, Soundgarden e Nirvana.

 

Galeotto fu il disco che, ai tempi del liceo, fece incontrare Robin Pecknold e Skyler Skjelset (si dice sia stato un album di Bob Dylan o di Neil Young). Decisi a far sentire la propria voce, di lì a poco i due musicisti formano il duo The Pineapple - il cui nome viene cambiato in Fleet Foxes per via dei suoi richiami alla tradizione anglosassone della caccia alla volpe - fino ad attirare le attenzioni del produttore Phil Ek, che li aiuta a registrare il primo EP omonimo nel 2006. Grazie al passaparola e al potere mediatico dei social network (ah, i bei tempi di Myspace), l'astuta Sub Pop mette le mani sulla creatura di Pecknold, che con l'arruolamento di nuovi membri diventa un vero e proprio collettivo, lanciando nel 2008 il fortunato EP "Sun Giant" e l'album cult "Fleet Foxes".


Un debutto che ha lasciato il segno su così tanti artisti (Birdy, che incide una cover "White Winter Hymnal", le svedesine First Aid Kit, lanciate da una reinterpretazione di "Tiger Mountain Peasant Song" diffusa su YouTube, o Marcus Mumford, che li definisce "one of the best bands around"), ottenendo apprezzamenti e lodi presso i più influenti media musicali internazionali, non può che nascondere al suo interno gradevoli sorprese. E, in effetti, i Fleet Foxes scelgono di sorprendere già a partire dalla copertina, che rappresenta un particolare dei "Proverbi Fiamminghi" di Pieter Bruegel il Vecchio. "Mi piace il fatto che, ad un primo sguardo, possa sembrare una scena carina, ma basta guardare meglio per accorgersi che il dipinto è alquanto caotico", racconta Pecknold. Furbacchione, il disco, a differenza della sua copertina, non è poi così caotico, ma dallo spettacolare olio su tela fiammingo la band recupera senza dubbio l'attenzione maniacale per i dettagli, l'atmosfera rurale e quella saggezza popolare da tramandare ai posteri. Un po' come, dalle nostre parti, potrebbe accadere con il "Decameron" e "Il Sabato del Villaggio".

 

E l'aggettivo "popolare" va sicuramente a braccetto con le deliziose sonorità folk che costituiscono la vera ossatura di "Fleet Foxes". Ai ragazzi bastano pochi, essenziali elementi per dipingere gli undici affreschi umorali che compongono l'album: strumentazione acustica, sezione ritmica avvolgente, cori bucolici, reminiscenze psichedeliche in odore di 70s ad ammantare il tutto, come una pioggia di pollini in primavera. Gli "inni" alla magia dell'inverno di "White Winter Hymnal", la gioiosa cavalcata sulle redini dell'Hammond in "Ragged Wood", la malinconia preromantica di "Tiger Mountain Peasant Song", le spensierate ventate estive di "Quiet Houses"... con lo sguardo fisso sulla natura e una mano sul cuore, i Fleet Foxes cesellano una serie di finezze che, nella loro apparente semplicità, nascondono cambi di tempo, esotismi di ogni sorta (perché i Nostri hanno ereditato dal progressive rock d'annata una certa propensione alla visionarietà, sviluppata ancor meglio nel successivo "Helplessness Blues"), strati e strati di armonizzazioni vocali (ed ecco altri rimandi concettuali al dipinto di Bruegel).

 

Laddove non stupiscono più, i Fleet Foxes si "limitano" a confortare l'ascoltare ("Your Protector", "Meadowlarks"), ad accarezzarlo con la fiamma del coraggio dei cantautori di qualche decade fa, l'intimità degli indie rocker dei giorni nostri, e la spavalderia dei bardi di epoche lontane. Non una promessa, ma una grande, luminosa realtà del folk contemporaneo.





01. Sun It Rises
02. White Winter Hymnal
03. Ragged Wood
04. Tiger Mountain Peasant Song
05. Quiet Houses
06. He Doesn't Know Why
07. Heard Them Stirring
08. Your Protector
09. Meadowlarks
10. Blue Ridge Mountains
11. Oliver James

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