Follow The Cipher
Follow The Cipher

2018, Nuclear Blast
Heavy Metal

Falun, magica città svedese, dà i natali ad una nuova metal band. Ma la strada verso uno stile personale è ancora lunga
Recensione di Matteo Poli - Pubblicata in data: 23/07/18

Il cuore della Svezia Falun, circondata da idilliache foreste e profondi laghi azzurri, si impone sempre più come centro creativo propulsore di ambiziose giovani band. Dipenderà dall'acqua? Dall'aria? Mistero, ma resta il fatto che la placida Falun ha dato i natali ad alcune delle realtà metal degli ultimi anni: dai Sabaton ai Twilight Force, dai Civil War ai Billion Dollar Babies. La storia dei Follow The Cipher inizia proprio nel 2014 quando Ken Kängström, già songwriter e collaboratore dei Sabaton, decide di dare vita a qualcosa di suo. L'idea non è inaudita: unire l'attitudine metal, la voce femminile e il programming digitale.
L'epifania avviene per Ken mentre sta componendo con Joakim Brodén il brano "Carolus Rex" per i Sabaton; qualcosa squilla dentro di lui: così nascono i Follow The Cipher. Anche per questo, alla fine dell'album eponimo troviamo la versione FTC di "Carolus Rex".


I brani, presi singolarmente uno ad uno, si muovono in uno spettro a tre vertici, che va da momenti di puro metal sinfonico di marca Nightwish, ad assalti apocalittici in stile Sabaton, a quel sound metal ibridato di digitale introdotto - a nostra memoria - da band come i Children Of Bodom e gli Amorphis alla fine dei '90, senza tralasciare gli ultimi In Flames. In filigrana, c'è anche molto di quel rock metal che andava per la maggiore nella seconda metà degli Eighties. La svedesità costituisce un valore a parte, come testimonia il brano "Starlight", che ospita diverse celebrità dell'elite metal svedese: Nils Patrik Johansson (Astral Doors), Johnny Lindkvist (Nocturnal Rites) and Ronny Hemlin (Tad Morose), oltre che Joakim Brodén dei Sabaton.


I punti di forza del disco sono l'effetto d'insieme, l'equilibrio tra i vertici, e la grinta della cantante Linda Toni Grahn. La debolezza, a nostro sentire, è l'ansia di essere accattivanti ad ogni costo, che porta il songwriting della band in territori ultracollaudati, che se puntano a sedurre orecchie inesperte rischiano però di annoiare presto l'ascoltatore scaltrito, che abbia già macinato i vertici di cui sopra. L'effetto complessivo è piacevole, ma se si punta ad allargare estensivamente la propria base d'ascolto, si penalizza la profondità. I pezzi corrono sulla superficie ma non affondano mai davvero e la sontuosità della confezione non compensa un songwriting senza cadute, ma senza veri guizzi. Tolta la produzione e alcuni brani (la opening track, "Starlight" e "Carolus Rex"), il resto lascia il tempo che trova.

 

A nostro sentire, la band dovrebbe - dopo aver pagato tributo ai modelli - allontanarsene decisamente per dare vita a qualcosa di diverso, personalizzare il songwriting, crearsi insomma una propria identità chiara che, in questo disco d'esordio, ancora latita e scompare sotto il peso delle influenze. Magari guardando ad artisti anche eccentrici che flirtano con l'heavy classico e l'elettronica senza mai indulgervi (come non evocare il pantagruelico Devin Townsend?). Gli ingredienti ci sono, occorre comporli con originalità.





01. Enter The Cipher
02. Valkyria
03. My Soldier
04. Winterfall
05. Titan's Call
06. The Rising
07. A Mind's Escape
08. Play With Fire
09. I Revive
10. Starlight
11. Carolus Rex

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool