L'epifania avviene per Ken mentre sta componendo con Joakim Brodén il brano "Carolus Rex" per i Sabaton; qualcosa squilla dentro di lui: così nascono i Follow The Cipher. Anche per questo, alla fine dell'album eponimo troviamo la versione FTC di "Carolus Rex".
I brani, presi singolarmente uno ad uno, si muovono in uno spettro a tre vertici, che va da momenti di puro metal sinfonico di marca Nightwish, ad assalti apocalittici in stile Sabaton, a quel sound metal ibridato di digitale introdotto - a nostra memoria - da band come i Children Of Bodom e gli Amorphis alla fine dei '90, senza tralasciare gli ultimi In Flames. In filigrana, c'è anche molto di quel rock metal che andava per la maggiore nella seconda metà degli Eighties. La svedesità costituisce un valore a parte, come testimonia il brano "Starlight", che ospita diverse celebrità dell'elite metal svedese: Nils Patrik Johansson (Astral Doors), Johnny Lindkvist (Nocturnal Rites) and Ronny Hemlin (Tad Morose), oltre che Joakim Brodén dei Sabaton.
I punti di forza del disco sono l'effetto d'insieme, l'equilibrio tra i vertici, e la grinta della cantante Linda Toni Grahn. La debolezza, a nostro sentire, è l'ansia di essere accattivanti ad ogni costo, che porta il songwriting della band in territori ultracollaudati, che se puntano a sedurre orecchie inesperte rischiano però di annoiare presto l'ascoltatore scaltrito, che abbia già macinato i vertici di cui sopra. L'effetto complessivo è piacevole, ma se si punta ad allargare estensivamente la propria base d'ascolto, si penalizza la profondità. I pezzi corrono sulla superficie ma non affondano mai davvero e la sontuosità della confezione non compensa un songwriting senza cadute, ma senza veri guizzi. Tolta la produzione e alcuni brani (la opening track, "Starlight" e "Carolus Rex"), il resto lascia il tempo che trova.
A nostro sentire, la band dovrebbe - dopo aver pagato tributo ai modelli - allontanarsene decisamente per dare vita a qualcosa di diverso, personalizzare il songwriting, crearsi insomma una propria identità chiara che, in questo disco d'esordio, ancora latita e scompare sotto il peso delle influenze. Magari guardando ad artisti anche eccentrici che flirtano con l'heavy classico e l'elettronica senza mai indulgervi (come non evocare il pantagruelico Devin Townsend?). Gli ingredienti ci sono, occorre comporli con originalità.