Cirith Ungol
Forever Black

2020, Metal Blade Records
Heavy Metal

Grezzo, verace e con qualche tacca di velocità in meno rispetto al passato: "Forever Black" rappresenta il comeback perfetto dei Cirith Ungol
Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 28/04/20

L'ultima volta che i Cirith Ungol pubblicarono un disco, il black album dei Metallica giaceva nei negozi da due settimane, Bush padre occupava la Casa Bianca, il Leeds United si apprestava a vincere la sua terza First Division. L'uscita del non irreprensibile "Paradise Lost" nel 1991, segnò, per la gloriosa e sottovalutata band di Ventura, un doloroso epitaffio. Evidentemente, però, il carico di affetto e riverenza nei confronti di uno dei gruppi che, con Manilla Road e Warlord, contribuirono alla nascita dell'epic metal, appare lungi dall'affievolirsi. Se, infatti, possiamo applaudire a un nuova performance in studio degli statunitensi, il merito va ascritto soprattutto al leader dei Night Demon Jarvis Leatherby, organizzatore del Frost And Fire Fest e in grado di convincere i nostri a riprendere le armi dopo un lungo periodo di split-up. Con lui al basso e tre quinti della formazione originaria prende vita "Forever Black", il vero successore di "One Foot In Hell" (1986).

Appena risuonano le note di "Legions Arise", a seguito della breve intro "The Call", avvertiamo quanto l'incedere potente e maestoso tipico del combo non sia stato scalfito dalla ruggine del tempo; artigianato solenne e oscuro, che, tra gli stacchi hard rock della possente "The Frost Monstreme", le membrane doom della titanica "Stormbringer" e le venature classiche di "The Fire Divine", mostra un act ancora capace di scrivere brani sì d'acciaio, eppure incredibilmente evocativi e su cui veglia l'ombra lugubre di "The King Of The Dead" (1984). 

La voce di Tim Barker, sgraziata e sublime, non perde un'oncia del proprio carisma, così come viene preservata l'impronta barbarica del combo, grazie alla scelta di una produzione volutamente imperfetta: ingredienti che sorreggono a meraviglia una seconda parte del lotto che alterna suggestioni settantiane ("Fractus Promissus"), atmosfere battagliere ("Nightmare") ed epicità cupa ("Before Tomorrow", "Forever Black"), con la saga fantasy di Elric di Melniboné a fare da fil rouge testuale. Un topos lirico, quello costruito dal romanziere Michael Moorcock, (quasi) mai abbandonato dai californiani.

Grezzo, verace e con qualche tacca di velocità in meno rispetto al passato: "Forever Black" rappresenta il comeback perfetto dei Cirith Ungol, tornati direttamente dagli anni '80 senza, per questo, risultare dei pallidi imitatori di sé stessi. Ineguagliabili e imperiosi.




01. The Call
02. Legions Arise
03. The Frost Monstreme
04. The Fire Divine
05. Stormbringer
06. Fractus Promissum
07. Nightmare
08. Before Tomorrow
09. Forever Black

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