Spigolosi come ogni scozzese che si rispetti, i Bleed From Within non la mandano certo a dire quando occorre pestare sugli strumenti, e l'attenzione posta al songwriting li rende un'entità apprezzata anche al di fuori del pubblico strettamente metalcore. Nel 2018 l'uscita di "Era", dopo un lustro di silenzio e l'amaro addio del chitarrista storico Martyn Evans, rappresentò una sorta di rinascita per la band di Glasgow, un new deal che il tour in compagnia di nomi del calibro e della notorietà di As Lay I Dying, Cancer Bats, Lamb Of God, Of Mice & Men, provvide a marchiare di nobiltà. Al di là del titolo che potrebbe suonare fuorviante, "Fracture", il nuovo album in studio del combo, appare le naturale prosecuzione del lavoro precedente, complice la line-up immutata: lo stile, ormai libero dai vincoli dell'extreme, conserva una rilevante dose di aggressività abbinata, però, a una ricerca sempre più convinta dell'atmosfera, del groove, della melodia.
A dire il vero, il gruppo non parte sbattendo in faccia le novità, bensì le centellina a dovere in ciascuna traccia, inserendo il cambio di marcia nei frangenti opportuni: tra cannonate thrash, accordature basse e breakdown mai troppo mastodontici, a dettar legge pensano, infatti, le scale epiche degli ultimi Architects e il sound amplificato dei Parkway Drive, con bruscoli di synth distorti disseminati qua e là e una tecnica generale davvero invidiabile. Nascono così brani dall'impatto selvaggio, eppure dai cori e dai refrain estremamente catchy quali "The End Of All We Know", "Pathfinder", "Into Nothing", "Fail Away". Gli arrangiamenti e la produzione, poi, rivestono, l'LP della superficie brillante e moderna che contraddistingue i manufatti all'ultimo grido: a beneficiarne sono specialmente i pezzi che incorporano frattali ambient nella propria struttura ("Ascend", Utopia") e quelli che usufruiscono di insufflazioni heavy dal taglio antico (su tutte "Night Crossing" e il relativo classic solo di Matt Heafy dei Trivium).
Grazie al suo potente dinamismo non scevro di orecchiabilità, "Fracture" sicuramente non lascia indifferenti: anzi, il desiderio di emanciparsi dai cliché del genere conduce i Bleed From Within a ottenere un risultato complessivo privo di reali cali di tensione, tanto sanguigno quanto lucido. Buona la quinta.