RAFT
Fuoricorso

2018, Belive Digital Service
Pop Rock

Recensione di Simone Zangarelli - Pubblicata in data: 20/04/18

L'incarnazione di una generazione che non ha paura di lasciarsi alle spalle le aspettative di perfezione e di urlare addosso alla società che non ha bisogno di seguire i binari. Questo ed altro è "Fuoricorso", il primo album autoprodotto del quartetto molfettese RAFT (Run Away From Treblinka) capace di unire rap, rock e musica elettronica in una sintesi fresca. L'idea del fuori corso è soprattutto intesa come un percorso diverso, alternativo, svincolando così il disco da ogni imbrigliatura di genere per mostrare il lato artistico più spontaneo. Dopo un primo assaggio con l'EP autoprodotto "Hard Times", valso loro una partecipazione ad Amici di Maria De Filippi, il gruppo mette a punto una formula che si distacca dal talent, destinata a diventare un marchio di fabrica. Le strofe rappate da Matteo Spadavecchia si uniscono a sonorità elettroniche, mentre chitarre, basso e batteria (rispettivamente in mano a Giorgio Bruno, Corrado Murolo e Armando Resta) creano la struttura portante dei brani. Un disco moderno, "Fuoricorso", anche nella produzione: è nato infatti in seguito al lancio di una campagna di crowdfunding su Internet, raccogliendo un ampio consenso fra i giovani sostenitori di musica originale.

 

Proprio come se fossimo alle prese con un curriculum universitario, inizia con il preludio strumentale "Primo Anno", indicatore dello stile pop elettronico, per arrivare al brano "How Many Million Time", primo singolo, con ritornello in inglese e strofa in italiano; fra cantanto e rap, la fanno da padroni le chitarre e i sintetizzatori. In "A Chi Resta" si ha invece la dimensione più strumentale del gruppo, con plettrate in stile funky e sezione ritmica preponderante. Il successivo interludio, "Secondo Anno", introduce, inevitabilmente,  la seconda parte del disco in cui "Lamponi" porta con sé la critica ad una società in cerca di perfezione, condita da una base dance rock, con linea melodica vocale spirata a Coez. La ballata elettronica "Brividi" poi affronta il tema di un amore difficile vissuto con passionalità, un invito a vivere la relazione senza condizionamenti esterni. L'ultimo interludio, "Terzo Anno", scandisce l'ingresso sezione conclusiva: "Dreamers" è un pezzo dance pop sulla sensazione di inquietudine giovanile che incarna la voglia di vivere appieno ogni momento. A seguire, per "B.R.A.G.A." i RAFT mettono il turbo interpretando uno dei pezzi più originali del disco: da una parte le strofe rappate ricalcano il solco della vecchia scuola, dall'altra la musica è dance rock anni '80, in cui i musicisti si esprimono al meglio. Durante la ballata indie rock "Cenere", l'invettiva si fa più marcata nel testo, prima di concludere con l'outro strumentale "Fuori Corso", traccia che dà il titolo all'album e segna la distensione finale di uno stato d'animo.

 

L'operazione non convenzionale che compiono i RAFT è quella di fondere in modo convincente più stili a dimostrazione di una competenza tecnica musicale non indifferente nonostante la giovane età, e con la consapevolezza di conoscere cosa piace al loro pubblico. D'altro canto, volendola mettere in termini accademici, passato lo scritto teorico, la parte orale scricchiola a tratti, frenata da componimenti ancora acerbi, abbassando il voto finale. Contiamo che i RAFT, complice il loro entusiasmo, riescano presto ad alzare la media.


Ascolta QUI lo streaming dell'album!





01. Primo Anno

02. How Many Million Times

03. A Chi Resta

04. Secondo Anno

05. Lamponi

06. Brividi

07. Terzo Anno

08. Dreamers

09. B.R.A.G.A.

10. Cenere

11. Fuori Corso

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